“Una volta ti dissi” di Alda Merini

alda-merini-milano-thumb1Una volta ti dissi:
non arrabbiarti,amore,
s’io son diversa.
Forse sono una colonna di fumo,
ma la legna che sotto di me arde
è legna dorata dei boschi,
e tu non hai voluto ascoltarmi.
Guardavi la mia pelle candida
con l’incredulità di un sacerdote,
e volevi affondarvi il coltello
e così la tua vittima è morta
sotto il peso della tua stoltezza,
o malaccorto amore.

Prendevo in giro l’ebrietà della forma
e sapevo che ero di lutto,
eppure il lutto mi doleva dentro
con la dolcezza di uno sparviero.
Quante volte fui scoperta e mangiata,
quante volte servii di pasto agli empi;
e anche tu adesso sei empio,
o mio corollario di amore.
Dov’è la tua religione
per la mia povera croce?

Alda Merini

8 Risponde a “Una volta ti dissi” di Alda Merini

  1. giusi pontillo 24 gennaio 2013 a 23:32

    Ho chiuso gli occhi

    Ho chiuso gli occhi
    E i tuoi baci hanno cosparso
    Il mio spirito nell’Universo.

    Ho chiuso anche le braccia
    Che divine avevano la forza del mare.

    Ho accesso tutte le stelle
    Del cielo con la forza motrice
    Dell’amore…
    Chissà se il tuo mondo
    E’ rimasto imprigionato nel mio!

    Ho cancellato il tempo
    Vagando sul mare
    Come gabbiano in cerca di gabbiano
    Della notte mi è rimasto Il freddo
    Imprigionato nelle piume d’Autunno.

    Ho posato le mie ali
    Sulla terra immacolata
    E l’odore dei pini
    Mi hanno portata nel viale
    Dove le forme
    Diventano cenere.

    Ho cancellato ogni traccia
    Di questo assurdo presente
    E la strada del ritorno
    È stata violenta e necessaria.

    Ho portato con me
    L’altra metà del cuore
    E le parlerò ancora
    Come fa la Primavera
    Con le sue gemme.

    Rispondi
  2. giusi pontillo 14 gennaio 2013 a 13:34

    ho provato a raccontarti di me
    ma gemme di neve sono diventati cristalli
    ho provato ad avvicinarmi a te
    tempo non c’era e silenzio si spera
    o provato a raccontarti di me ma barriere
    di guerriero mi hanno falciato l’anima..
    ho provato,.. ho provato tanto’è che sono quì con te…

    Rispondi
  3. Stefania 6 luglio 2012 a 17:15

    io sono come lei mi diverto a comporre poesie per grandi e piccini
    Mi diverto a far poesie senza tante frenesie se qualcun me lo richiede gliela faccio in questa sede, triste bella o di allegria faccio tutto in poesia.
    Quando poi vi divertite vi ringrazio se applaudite::::::::::::::::
    Stefania Moscati

    Rispondi
  4. Evva Kaizzer 13 gennaio 2011 a 22:15

    +

    Alda ha anche un corpo, un’anima soffri di cui per la maggior parte che erano degli miscredenti , si sono nutriti con abuso.
    In quanto all’amore, è così: “quando si ama, non si conta ”
    e nei due sensi…

    Rispondi
  5. Evva Kaizzer 13 gennaio 2011 a 21:37

    Una prostituta, Fantine, la mamma di Causette, in “I Disgraziati/Miserabili ” di V.Hugo, incarna bene l’argomento perché il suo corpo ne ha fatto “mangiare” ed alla fine, muore completamente malata “vampirisata” e preoccupandosi ancora ed ancora del sorte della sua bambina.Jean Valjean, l’eroe del romanzo, andrà dalla Carità (ospedale di questa epoca ), cercare ed occuparsi dell’educazione di Causette, una bambina sfruttata al posto di “principessa” come diceva la sua famiglia di accoglienza.
    Il corpo di Fantine ha servito qui solamente di pane a farsi divorare per gli empi tale quello del Cristo torturato da e per il sistema dell’epoca.

    Rispondi
  6. ANNAPIANESE 4 novembre 2009 a 20:49

    TI RINGRAZIO PER AVER DATO IN PASTO A noi “cormorani”LE TUE DELICATE E FORTI POESIE .CIAO ALDAc

    Rispondi
  7. tullia 3 novembre 2009 a 20:54

    tutti hanno paura del diverso, del non omologato. nessuno vuole portare il peso della croce dell’altro. penetrare la verità di un’altra anima è troppo complicato, meglio accontentarsi di ciò che appare…così muore l’amore. e’ stata una donna speciale, morta in una completa indigenza. mostrava, nei confronti delle cose del mondo, una totale indifferenza: i vestiti, gli oggetti, il denaro…ha concluso i suoi giorni – e la sua esperienza poetica – avvicinandosi ad un dio personale che l’aveva salvata e purificata.
    era una donna libera.

    Rispondi
  8. stefania 3 novembre 2009 a 16:20

    queste parole sono state scritte per urlare ad un amore che non ha voluto ascoltare e capire…

    “Una volta ti dissi:
    non arrabbiarti,amore,
    s’io son diversa.
    Forse sono una colonna di fumo,
    ma la legna che sotto di me arde
    è legna dorata dei boschi,
    e tu non hai voluto ascoltarmi.
    Guardavi la mia pelle candida
    con l’incredulità di un sacerdote,
    e volevi affondarvi il coltello
    e così la tua vittima è morta
    sotto il peso della tua stoltezza,
    o malaccorto amore”.

    Rispondi

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