VINALIA 2010 e le isole del (dis)gusto – di Alessandro Paolo Lombardo

Vinalia 2010 è il “fiore all’occhiello” nella storia della manifestazione (cito dalle parole di un’organizzatrice che ho dovuto gentilmente mandare a fare in culo). Si accede e l’atmosfera è più fashion del solito, è previsto nel biglietto di 5 euro un “aperitivo chic”, a scelta tra campari, bellini e spumante. Se puntate al campari affrettatevi perché alle dieci e mezzo e già finito. Godetevi il momento poiché l’aperitivo è la parte migliore dell’offerta di Vinalia. L’evento verrà con tutta probabilità ribattezzato “CAMPALIA… ma fino alle dieci e mezzo”.

Pagando la modica cifra di 5 euro si ha diritto a 4 assaggi gastronomici non reperibili poiché si paga tutto a parte, 3 “degustazioni” di vino ALLA SPINA (!!!) freddo. Il concetto stesso di vino alla spina senza indicazioni di qualità è un abominio nel paese di rinomate aziende vinicole. Il vino freddo (con tutte le qualità organolettiche anestetizzate) si può degustare in ben 3 “isole del gusto” ma se volete provare la prima isola disgusto dovete saltare il campari e affrettarvi (anche la prima isola esaurisce le scorte alle dieci e mezza). Se volete provare il vino della terza isola dovete portare con voi del gas perché lo spillatore ha problemi ed esaurisce il gas sempre entro le fatidiche dieci/dieci e mezzo.

E arriviamo alla seconda isola: che rosso è? “MISTO BENEVENTANO” (!!!!). E ho detto tutto a proposito dei vini.

Passiamo all’elemento umano: una moltitudine di giovani vagano come San Bernardo con il bicchiere appeso al collo. Il tragico è che il bicchiere è perennemente vuoto, come gli stomaci. “Sai dove si può assaggiare qualcosa con il tagliando degli assaggi?” “Boh!” “Hai visto miele, funghi e tartufo?”. “No, pare che l’orso Yogy abbia mangiato il miele e che i funghi e il tartufo siano tutti finiti alle dieci e mezzo”. Quando si chiede a un banchetto di salumi e formaggi di utilizzare il tagliando per assaggiare qualcosa, la risposta è, inesorabilmente: “L’assaggino te lo faccio fare io, i tagliandi non c’entrano, se vuoi il piatto costa altri due euro”. (Questo è un punto abbastanza sconfortante della malizia del comitato organizzatore: aver incluso nell’offerta a pagamento del biglietto prestazioni universalmente gratuite, come l’assaggio di un pezzettino molto esiguo di formaggio a titolo promozionale da parte di stand privati. Un altro elemento di tristezza è la completa disinformazione per cui nessuno è in grado di spiegare – o forse nessuno ha il coraggio di farlo, eccetto gli organizzatori – come utilizzare i tagliandi, dove utilizzarli etc. etc.)

La signora della cassa ad inizio sagra, interrogata ferocemente a fine serata (dopo averci promesso grandi piatti gastronomici), ha concluso: “Vabbé, ma che volete, per 5 euro vi abbiamo dato un bicchiere e la tasca per appenderlo al collo, dentro c’è anche il programma della sagra, mica costa poco stampare tutti quei programmi….?”.

Passate a Vinalia, andate a comprare il bicchiere ma riempitelo altrove!

ps: il biglietto di Vinalia con gli assaggi nelle cosiddette “isole-che-non-ci-sono” non serve assolutamente a niente. Chi dovesse partecipare all’evento, nonostante la malizia dell’operazione meriti la completa diserzione, eviti almeno di ritirare a pagamento il bicchiere ormai inutile e si rechi in una delle stanzette dove aziende vinicole propongono degustazioni a prezzi ben maggiori di 5 euro.

pps: Dimenticavo il commento di una ragazza di Guardia: ” ‘Na cosa tenevamo buona a Guardia, l’hanno distrutta”. Ci manca solo che i battenti usino per flagellarsi il battipanni!

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