Il perno siriano. Il convegno nelle suggestioni di Eusapia Tarricone

Interessante incontro sul tema della crisi siriana, evento solo apparentemente lontano dalla nostra realtà, luogo di contese religiose, politico-territoriali ed economiche che molto ricordano, anche se in forme diverse, i pretestuosi temi della secessione e della diffidenza verso altre religioni che coinvolgono l’ Italia. Peccato ci si interessi poco di tutto ciò, come se fosse solo oggetto di lontana  cronaca internazionale.

IL PERNO SIRIANO
di Eusapia Tarricone

Nella serata di lunedì 23 luglio, presso la “Sala San Damiano” della basilica Maria Santissima delle Grazie di Benevento, l’Associazione Millennium ha organizzato un convegno dal titolo: ”Il perno siriano – la guerra civile sullo scacchiere internazionale”.

Relatori dell’incontro Adolfo Durazzini, presidente di EuroNetwork, Giuseppe Esposito, redattore di Polemologia per Nomos, Mario Forgione, responsabile del coordinamento Millennium Campania, redattore di diritto internazionale per Nomos.

L’evento è stato organizzato con il preciso intento di analizzare l’attuale situazione in Siria cercando di inquadrare il fenomeno, al di là delle apparenti ragioni umanitarie, i motivi politici e religiosi, oltre che gli interessi, che stanno dietro al conflitto siriano, ragioni che mirano a ridisegnare gli equilibri strategici e mondiali, in una regione che appare sempre più determinante nella situazione internazionale. Premesso che, probabilmente poco pubblicizzato, l’evento non ha registrato un’affluenza accettabile, complice forse il maltempo o il periodo estivo, gli interventi sono apparsi oltre che interessanti, anche approfonditi e competenti.

Durazzini, che ha affrontato il tema della Siria del XX secolo con i suoi orientamenti politici e strategici, ha ricostruito, con dovizia di particolari, le vicende che hanno portato la Siria da territorio dell’Impero Ottomano fino alla sua condizione attuale di Stato indipendente. Dopo aver rammentato le vicende che portarono la Siria ad appoggiare l’Inghilterra contro gli ottomani nel 1918, egli ha rivolto particolare attenzione alla storia e alla funzione del partito Baath nell’evoluzione politica della Siria. Fondato da Michel ‘Aflag nel secondo dopoguerra, è stato l’unico partito di massa arabo con un programma irredentistico in una dimensione non confessionale, di ispirazione socialista, ma lontana dal marxismo.

Ha rammentato inoltre la forte presenza coloniale in questa parte del medio oriente: Francesi ed Inglesi si sono alternati nel controllo e nel condizionamento del paese determinandone, inoltre, la diversa organizzazione territoriale; Siria e Libano sono state per molto tempo un unico territorio. Il partito auspicava una grande Siria unita a Libano, Giordania e Palestina, ma solo nel 1968, preso il potere, Hafiz al-Asad cominciò a gestire la politica siriana designando, come suo successore, il figlio Bashar al-Asad che ne ereditò il potere. La nascita dello stato di Israele portò la Siria ad avvicinarsi all’Unione Sovietica divenendo, in tal modo, il bastione di riferimento della politica antisemita e polo di attrazione per gli esuli libanesi. Di indirizzo religioso alawita – sciita, la Siria finì con l’avvicinarsi all’Iran anch’esso sciita. Esposito ha invece affrontato il tema della funzione siriana nell’integrazione medio oriente-Eurasia, ponendo l’accento sulle responsabilità politiche delle grandi potenze mondiali nella guerra civile siriana, non un fatto umanitario dunque, come i media presentano le vicende, ma piuttosto un problema geopolitico, strategico ed economico.

La Siria è la naturale porta dell’oriente verso l’occidente e viceversa, è vicina all’Iran religiosamente e politicamente e dunque un suo controllo si traduce in un pari controllo del colosso iraniano, contemporaneamente essa è territorio ricco di gas naturale, si affaccia sul mediterraneo ed è vicino ad Israele, quest’ultima storica alleata degli Stati Uniti. La scomparsa della Siria come stato sarebbe una ‘fortuna’ per Israele che potrebbe rivendicare liberamente la sua presenza anche nei confronti del problema palestinese, tradizionalmente sostenuto dalla Siria, ma anche le petromonarchie, prevalentemente sunnite vedrebbero con favore la fine dello stato siriano. La stessa Arabia, con i suoi interessi petroliferi, vedrebbe positivamente l’evento.

Ma la Siria ha un’antica storia di amicizia con la Russia, la sua fine significherebbe dunque la fine dell’ultimo alleato russo in medio oriente. E la fine degli stati arabo-laici come la Siria, quasi sicuramente porterebbero questi ultimi ad abbracciare l’integralismo islamico, cosa che comunque li allontanerebbe dalla Russia, vista, ancora oggi, come avversario scomodo dei paesi occidentali, ma non disposta ad un simile evento che la priverebbe di presenza in quella parte del mondo. Se democrazia deve esserci in Siria, dice la Russia e con lei la Cina, ci si deve arrivare senza intervento militare. Ricordiamo che i ribelli siriani hanno adottato come loro emblema la bandiera del mandato francese in Siria. A Forgione tocca concludere l’incontro affrontando il tema della crisi siriana e dell’ingerenza turca nella stessa. Storicamente vicina alla politica americana, la Turchia, divenuta indipendente nel ’23 con Ataturk, ha cercato, con l’elezione di Erdogan nel 2003, di ritagliarsi una sua autonomia politica ed internazionale, cercando di allontanarsi dagli Stati Uniti e di avvicinarsi ad Iraq, Siria ed Iran, anche per ragioni economiche, attirando dunque le simpatie del mondo arabo presente, fra i giovani, nella stessa Turchia.

La ‘primavera araba’ e la condanna occidentale, hanno spinto Erdogan a riavvicinarsi agli Stati Uniti ed alla comunità occidentale nel rispetto di una ‘realpoilitik’ che pone il paese in una condizione di equidistanza che gli consentirà, come in occasione del recente abbattimento di un suo aereo nei cieli siriani, di minacciare un intervento armato. Guerra civile siriana pari a tante altre o piuttosto pianificazione di un’agitazione assoldata? Presenze di mercenari sono state accertate e denunciate nel paese, ma anche eccidi a difesa dell’ordine costituito, vicende oscure di trame che affondano le radici nella storia, nella religione, negli interessi economici, episodi che vedono protagonisti persone che vogliono solo la pace ed il rispetto di diritti. Interessante l’ incontro che ha sollevato questioni cui troppo spesso non diamo il dovuto peso, troppo condizionati dalla comunicazione spettacolare e superficiale nella ricerca delle vere ragioni, momento di approfondimento e riflessione critica che avrebbe bisogno di ulteriori occasioni di confronto.

24 luglio 2012

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