La pecorella smarrita ovvero come riappropriarsi della vita e dei suoi mestieri reali

[di Cinzia Robbiano da Occhimentecuore] A proposito del romanzo di Paola Mastrocola, “Non so niente di te”.

cover-non-so-niente-di-te-500x360Leggetelo. Se avete figli adolescenti. O che lo diventeranno. E perchè siete stati figli. E se non avete figli ma siete comunque zie. O avete un’amica con figli che ha bisogno di un diverso punto di vista. Comunque leggetelo.
E’ la storia di Fil, di un padre superimpegnato e di una madre banalmente distratta. E di una zia, single, che lo insegue e nell’inseguire lui ritrova se stessa. E’ la storia di tanti, che cercano la propria strada.  Che interrompe quella familiare. Ma non per questo è un tradimento. La prosegue, in fondo, ma in un’altra direzione. A volte ostinata e contraria, ma spesso giusta. Se solo noi genitori ci lasciassimo sorprendere.

“Dovreste essere curiosi, voi genitori, molto curiosi dei vostri figli. Morire dalla curiosità di vedere come diavolo andrà a finire. Invece siete sempre così scontenti, così incontentabili. Sembra che conosciate già tutto. Non vi lasciate sorprendere. Peccato. Vi private di una grande felicità».

Non è facile e non sempre finisce bene. Si tratta di riconoscere nell’altro, nel figlio, quell’originalità che è propria di ogni essere umano. Che spesso anche noi abbiamo impiegato anni a riconoscere ed amare in noi stessi.

“ qualcuno ha la vita che vorrebbe?”

Si direbbe il libro perfetto per questi tempi, dopo che Monti parlò di “generazione perduta”.  Qualche difettuccio di punti di vista ce l’ha, diciamocelo. Fil è comunque un Bocconiano, che non è proprio l’università per tutti. E neppure i Master a Stanford. Diciamo però che il principio di fondo lo si può applicare a qualunque classe sociale.  Qualcuno l’ha definito “surreale”.  La barca nel bosco era surreale Questo è possibile.  Come sappiamo, la realtà supera spesso la fantasia. Di ragazzi che hanno fatto scelte di questo genere ne ho conosciuti. Ne conosco. Alle spalle hanno comunque famiglie disposte a mettersi in gioco, o in discussione. Per altri, per lo più persone comuni, la strada è paradossalmente più sicura.

Non ho conosciuto invece, ma mi piacerebbe, Andrea Maffeo: figlio di un chirurgo e di un’insegnante,  che  ha scelto di fare il pastore su e giù per il Biellese, insieme al vecchio Niculìn, il pastore che gli ha insegnato il mestiere e quando è stato pronto gli ha donato una pecora, gravida. Ha detto addio alla sua adolescenza, agli amici e ai loro rituali per vivere all’aria aperta e a contatto con gli animali, per cercare, isolandosi,  di capire l’esistenza e crescere.

andrea

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E mi piacerebbe parlare con i suoi genitori, farmi raccontare come hanno vissuto la sua scelta, se hanno avuto paura, se l’ansia ha mai avuto il sopravvento. Se hanno urlato, litigato, sbattuto porte. Se hanno pianto e alla fine sorriso. La sua storia l’hanno raccontata Matteo Cecconello, Claudio Pidello e Andrea Taglier nel film-documentario “Sentire l’aria”, ma non è solo un film. E’ anche un libro, edito da Prospettiva Nevskij. Si tratta di un viaggio attraverso le immagini, nel segreto che lega il ragazzo alla solitudine dei pascoli, alla ricerca di una nuova identità e di una possibile economia basata sui prodotti del territorio.

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Dalle lane delle pecore biellesi di Andrea, con una produzione variabile a seconda della quantità disponibile a ogni tosa, nasce Crush Gacc.

Crusch Gacc nel gergo dei pastori biellesi sta ad indicare il vero pastore il “raminger” colui che dorme sempre all’aperto anche d’inverno così come si conviene ad un buon pastore. E’ “gacc”, cioè valente, vero, giusto.

Realizza articoli per la casa (plaid, runner, copritavola, tende) tessuti in modo completamente artigianale utilizzando telai risalenti ai primi del Novecento.

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Crusch Gacc

Non so nulla di te, come Sentire l’aria,  è anche un libro sul tempo, il tempo che richiedono l’ascolto e il cambiamento. Che è un tempo lento, lungo. Quindi bisogna muoversi. Prima che sia troppo tardi.

Titolo originale dell’articolo:

Il pastore distratto. La pecorella smarrita. Ma per fortuna c’è Niculìn.

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