Perché è sbagliata la comicità sui disagi dei bambini

di Mariapaola Bianchini

mutismo selettivo[di Mariapaola Bianchini] “Sole a catinelle” è un film comico con Checco Zalone che racconta  l’attuale modello della famiglia e della società italiana, frutto della crisi economica e valoriale. Ironia e comicità, come noto, sono stili comunicativi che utilizzano il riso per stimolare riflessione e per  porre attenzione su aspetti profondi dell’esistenza e della società.  Nel caso di “Sole a catinelle” la frase di fondo e di avvio della storia “Se sarai promosso con tutti i 10 papà ti regala una vacanza da sogno” la dice lunga su tutta una serie di problemi valoriali che hanno originato errori educativi ed aumento di disagio psicologico. L’attenzione alla forma, all’apparenza, alla prestazione perfetta hanno allontanato la valorizzazione dei processi a favore dei prodotti e la conseguenza è una società in cui i bambini sono bombardati di stimoli e di richieste e tutto è troppo veloce.  La strada per guidare nel modo più sereno e costruttivo possibile è ben complicata e si rischia di perdere il senso della felicità, come appunto il film cerca di far capire. Ben venga quindi lo scopo e il messaggio profondo, ma resta qualche dubbio sul modo di porre attenzione su alcune delicate questioni dell’età evolutiva, dal momento che si parla di famiglie e di bambini.

I protagonisti iniziali della trama sono un papà – Checco – e suo  figlio – Nicolò –  che, all’insegna della frase motivazionale/ricatto “se sarai promosso con tutti dieci ti regalo una vacanza da sogno”, partono per un viaggio in Molise. Nel corso di questa esperienza conoscono un’altra famiglia, una  mamma – Zoe –  e suo figlio – Lorenzo – coetaneo  di Niccolò. 10 anni entrambi.  E qui il regista e l’attore, entrambi autori della scenografia,  fanno partire un grosso riflettore su una tematica dell’età evolutiva piuttosto delicata: Lorenzo ha il mutismo selettivo. Pur sapendo parlare, Lorenzo non parla. Scelta ammirabile dal momento che il mutismo selettivo è un disagio praticamente sconosciuto e portarne a conoscenza della società è un punto di partenza per discussione e comprensione, ma il “modo” – riso – ha avuto come effetto primario la semplificazione e la banalizzazione, nonché il dis-riconoscimento delle figure professionali di cura e di sostegno. Lorenzo è seguito da più di un  anno da una psicologa ma riesce a pronunciare  prima una parola poi intere frasi solo grazie ai “modi rustici di Checco”, che riceve così tutta la gratitudine di Zoe. Il susseguirsi delle scene è comico e divertente, la gente in sala ride.  Nel frattempo fuori qualcuno si arrabbia: psicologi e associazioni di genitori. E’ così buffo vedere un bambino chiuso nel suo mutismo? Bloccato dall’ansia, condizionato dalle sue paure.  Ed è così facile convincerlo a sbloccarsi ? Senza ricorrere a strategie ponderate, attenzioni selezionate e ragionate, rispetto delicato.

Il mutismo selettivo è un disagio psicologico, spesso su base ansiosa, che compare di solito in età prescolare, è poco diffuso tanto che poco si sa anche presso la comunità scientifica. Ma è presente e richiede una sua attenzione perchè comporta sofferenza. I bambini con mutismo selettivo, più femmine che maschi, pur avendo la competenza linguistica, non parlano con persone selezionate. Dentro casa con la loro famiglia  sono abili comunicatori, chiacchierano e giocano, ma fuori restano totalmente in silenzio. Alcuni parlano soltanto con i compagni, non spiccicando parola con gli adulti compresi gli insegnanti, ma altri rimangono in silenzio anche con gli altri bimbi. Il mutismo selettivo non è nè capriccio nè ostinazione ma  incapacità di far uscire la voce in situazioni sociali, blocco appreso  e mantenuto dall’evitamento della paura. Come conseguenza c’è il perdere quelle tante esperienze dello stare con gli altri che permettono crescita ma anche divertimento e spensieratezza. Niente giochi al parco, niente complimenti e chiacchiere nei negozi, niente interrogazioni  e scambi a  scuola con conseguente apprendimento scolastico lacunoso. Silenzio che causa chiusura e chiusura che a lungo andare causa depressione.

Genitori e insegnanti questa realtà non la conoscono, se non per esperienza diretta. Al contrario ignorare l’esistenza di un problema significa non riconoscerlo se questo si presenta ed essere impreparati nell’affrontarlo  con il rischio di fare ulteriori danni nello sperimentare scelte educative intuitive e azzardate. Rivolgersi agli specialisti è il primo passo, ma è altresì importante confrontarsi con altri genitori ed insegnanti che hanno affrontato o affrontano gli stessi disagi. E’ per questo che esistono associazioni specifiche. In Italia “A.I.Mu.Se.”  [www.aimuse.it] si occupa di diffondere su tutto il territorio nazionale una cultura del mutismo selettivo e di fornire sostegno, incoraggiamento e indicazioni alle famiglie che si imbattono nel problema.

Parlare di mutismo selettivo è quindi utile e su questo il film “Sole a catinelle” ha in qualche modo contribuito, ma i fruitori responsabili di cinema siano comunque consapevoli che ridere sulle banalizzazioni è controproducente e pericoloso e che l’etica esige rispetto dei bambini che soffrono.

 

2 Risponde a Perché è sbagliata la comicità sui disagi dei bambini

  1. robert fogelberg 12 gennaio 2014 a 22:18

    un articolo che ci fa molto pensare soprattutto a noi che lo commentiamo o facciamo film. la mia impressione è che il disagio psichico e le volgarità nonché la violenza siano diventati una maniera per far ridere a tutti i costi. non conosco Zalone e sinceramente i suoi film non mi attirano e penso che sia una trovata per far ridere a ogni costo

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  2. Tullia Bartolini 27 novembre 2013 a 13:33

    Zalone avrà cercato un tema che si pone a metà tra il disagio e la facile risata. Metodi alla salemme , direi, imposti da ragioni di cassetta. Il tuo articolo é bello ed equilibrato , ma io non ho più l età x giustificare certi modi di comunicare: Zalone non é il problema. Il problema siamo noi, che non sappiamo scegliere.

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