Il romanziere e il business show

masterpiece[di Tullia Bartolini] Masterpiece è stato il nuovo X Factor degli scrittori italiani. Ha chiuso i battenti in questi giorni, io direi: per fortuna.
I giudici hanno valutato i testi, dato tanti bei compitini da svolgere, proprio come accade in una vera scuola di scrittura.
Solo che, qui, è stato tutto più inquietante.

Nel vedere la prima puntata del programma ho avuto un brivido.
Innanzitutto, va detto che io non sono contraria, aprioristicamente, alle scuole di scrittura creativa. Eliminare massa inutile, darsi un metodo, capire  che scrivere è (soprattutto) sforzarsi di trovare una storia e inventare un linguaggio personale, non può che aiutare il creatore di un’opera. Detto questo, non comprendo perché spettacolarizzare gli sforzi di persone che sono ancora alla ricerca di un loro stile.

Perché Andrea De Carlo si è dato la parte del ‘cattivo’? Si è divertito così tanto a biasimare il povero cristo di turno? E chi aveva stabilito che i giudici, scelti dalle case editrici per questa fiction, fossero davvero all’altezza del loro compito?
In questo programma, insomma, c’è stata la solita delega al sistema nel valutare i talenti; se, nella sigla di coda, si invitava a seguire il programma che avrebbe decretato ‘il nuovo successo letterario dell’anno’, ciò voleva dire che qualcosa già non andava.

A soccombere sono stati certamente gli aspiranti scrittori, ma fino a che punto inconsapevoli?
Volevano diventare famosi senza fatica, senza  gavetta? Aspiravano alla fama secondo i dettami del mercato?

Ma anche noi utenti abbiamo perduto qualcosa: disabituati come siamo a scegliere da soli e avvezzi alla prostituzione delle arti.
Un successo letterario, a nostro avviso, dovrebbe essere determinato dal pubblico, in autonomia, a prescindere dai premi ufficiali. Deve esser dato dal passaparola, insomma! Non sono mancati e non mancheranno lettori consapevoli, ed è su questi che si deve puntare per smontare le logiche del mercato editoriale.

Un fatto è dare regole di scrittura (che servono, eccome), un altro è manovrare i gusti del pubblico, come fanno certi editor capaci di snaturare un romanzo pur di renderlo appetibile al sistema delle vendite.

Insomma, scrittori e lettori, passiamoci una mano sulla coscienza tutte le volte che ci imbattiamo in un romanzo (e in un format TV) e impariamo a non delegare.
Di qui, forse, potremo ripartire.


Per approfondimenti, potete consultare questo link su www.leggereonline.com:
Masterpiece, l’immoralità al potere



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