L’amore sfumato. Le identità sentimentali al tempo dei social

amore-ucciso1[di Brunella Severino] La trilogia delle sfumature amorose, grigie, nere, rosse, non ha risparmiato nessuno. Non solo le donne sono curiose. E così, apprendisti o meno dell’amore, uomini , donne o altro, non ci siamo potuti sottrarre alla tentazione di leggerli. Non sono una persona che si scandalizza, davvero, e credo, giunta alla mia matura età, di essere abbastanza disinvolta e disinibita, e quindi ho letto questa erotica soap opera  d’amore per cercare di capirne i motivi di un successo internazionale. Dai tempi antichi, di  letteratura  o manuali erotici, pornografici, o dir si voglia, di sicuro non c’è penuria, e più o meno ammettendolo, chi non ne ha letto un po’? Chi giovanissimo o in avanti negli anni, non ha voluto avere qualche delucidazione sul sesso, della serie… quello che non avete mai chiesto o capito?

Bando alle chiacchiere, è un argomento che interessa e riguarda tutti, nessuno escluso, rossori a parte ! E così, solleticati dal bombardamento mediatico, per non parlare del web, più o meno social, possiamo avvicinarci indiscriminatamente verso qualunque orientamento morale, religioso, culturale. Siamo tutti attirati a saperne di più, per dirci aggiornati alla moda, visto che ormai ragioniamo globalmente, omologati dai messaggi… elettrizzanti che i media ci impongono senza esclusione di contesti, pubblicitari e non.

Scosse vibranti o scossoni a parte, come siamo messi in questo nostro navigare? Io direi… sfumati. Già, proprio sfumati nel senso di immagine che sfuma di contorni e nitidezza, perché è la nostra visione dell’amore, che ormai non riusciamo più a focalizzare. Cosa significa per noi amore? E cosa significa erotismo? Sinceramente me lo chiedo oggi anche io. La vita ci fa crescere in tutti i sensi, sì voglio dire proprio i sensi: l’olfatto, l’udito, l’odorato, la vista, il tatto. Io oggi aggiungo… i recettori vibranti. Quante sensazioni ci insegnano le esperienze, gioiose o dolorose che siano! Quante certezze su cui metteremmo la mano sul fuoco, ci bruciano poi l’anima e la pelle, sciogliendoci come burro al sole, al di fuori di ogni nostro controllo.

E la nostra mente? Che non vuol sentire ragioni, e resetta tutto quanto abbiamo faticosamente interiorizzato, e alla faccia di tutti nostri buoni propositi, ci scopriamo più fragili di quanto chiunque possa  percepirci tali. Diciamocelo. Siamo tutti impreparati, nel senso che non c’è età che tenga alle sorprese che ci attendono dietro l’angolo o… da una nuova  angolatura. Chi può dire oggi “io non lo farò mai”? Noi non abbiamo più certezze sicure. Si parla tanto di sicurezza, anche troppo: leggi ingombranti che impediscono piccole cose banali e occasionali, bunker di vita dove ci rifugiamo per nascondere le nostre paure, precauzioni e rinunce, diffidenza. E, poi, dov’è la sicurezza dei nostri sentimenti? Oppure dei nostri valori, se ancora ne abbiamo. In cosa ancora crediamo? In chi abbiamo fiducia, piena, da dare la nostra vita per lui o lei? Per cosa siamo eroi per caso? Per chi perdiamo il sonno e ci danniamo l’anima?

Io dico, per la nostra solitaria, più o meno latente inquietudine, che ci  tiranneggia tra alte e basse maree, portandoci via, trascinandoci ora nell’entusiasmo, nell’eccitazione, per poi annegarci nella più profonda delle depressioni, dalla quale dobbiamo trarci  in salvo con tutte le nostre residue energie, per rialzarci ogni mattina, bestemmiando la sveglia, perché la nostra vita reale, seppure sconosciuta dietro l’angolo, ci costringe a ricordare che io non sono Anastasia, la piccola Ana, e che seppure oggi mi incroçerò (nel senso di crocifiggere) con un lui, lui non è Cristian, e non abbiamo la loro ricchezza, le loro case, aerei privati, né bodyguard, né maggiordomi, e personale sempre disponibile 24 ore, per tutto quanto sarebbe comunque impossibile fare davvero nella realtà. Ma chi lo può fare?

E allora svegliamoci dai sogni, ai quali non possiamo resistere neanche da svegli. Siamo inquieti, e ci lasciamo coinvolgere da messaggini e immagini whats App, fb in tempo reale, chat, una realtà virtuale di cui siamo schiavi nella realtà quella vera, una virtualità che sta sfumando le nostre identità, ci sta tracciando sfumature che non conosciamo neanche , e che sfuggono ogni nostra immaginazione, scoprendo o coprendo parti di noi, che forse poi non ci appartengono nella vita, quella reale, cui restiamo comunque  ancorati.

A mente lucida, lontano dalle connessioni, dovremmo recuperare il  contatto umano, in pausa dai ritmi stressanti che ci impongo relazioni fugaci, superficiali, funzionali agli obiettivi, ai risultati da raggiungere. La  giornata non ci basta mai. Le cose che vorremmo fare sono tante, ma cosa facciamo davvero oltre che lavorare, organizzare, pianificare, tempo libero compreso? Quanti di noi si concedono la chiacchiera con il vicino di casa, se lo consociamo, oppure un caffè a casa di un’amica piuttosto che di passaggio al bar?

Troviamo però il tempo di controllare fb, l’altra parte di noi, che inventiamo e giochiamo con gli altri. Un gioco pericoloso che può creare dipendenza. Forse sarebbe salutare provare a distaccarsene un po’, per rimettere lentamente a fuoco la nostra identità, per rintracciare le nostre vere sfumature e darci il  contorno della nostra essenza esistenziale indipendente. Non è facile. E’ questa la vera sfida.

Bruja Morena

3 Risponde a L’amore sfumato. Le identità sentimentali al tempo dei social

  1. Brunella 8 aprile 2014 a 17:37

    Grazie per l’attenzione e l’affetto : vi dirò che un pò di disintossicazione dal virtuale, è la mia sfida attuale… per scoprire che non si finisce mai di esplorare se stessi e gli altri., di rimettersi in discussione.E meno male che succede, nel bene e nel male!
    Un abbraccio Brunella

    Rispondi
  2. Nina Iadanza 7 aprile 2014 a 18:35

    Leggerti è come ascoltarti in presenza.
    Autentica, in movimento, con le inquietudini di tutti noi.
    È già tanto potersi esprimere senza ricerche formali, ma legando un contenuto ad un vissuto.
    Io credo che la misura del mondo sia sempre la nostra e di fronte al malessere privato non ho ricette né soluzioni.
    Ognuno di noi prima o poi trova una sua strada, degli equilibri, reali o virtuali che siano.
    Senza dimenticare che il tempo della vita, quella vera, intanto scorre.

    Rispondi
  3. Tullia 6 aprile 2014 a 14:24

    Provo a fare anche un altro ragionamento, dopo averti letta (con grande piacere, devo dire): è tipico dell’animo umano esser ‘uno, nessuno e centomila’: il nome dell’uomo, è scritto nei testi sacri, è ‘legione’. Insomma, siamo troppi, siamo tante persone in una sola, e la rete non fa che evidenziarlo. Magari, proviamo a ridurci all’unità…

    Rispondi

Rispondi a Nina Iadanza Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>