Si può dire? Una libertà che aggredisce la libertà di altre culture è un controsenso.

censura     Durante il telegiornale, che trasmetteva le immagini delle dodici persone assassinate a Parigi, scorrevano i sottotitoli di notizie di quotidiana cronaca relative ad ancor più numerose persone morte rischiando la vita per divertimento: in montagna sciando, in auto viaggiando, in moto per essere nel mito della Dakar, in aereo per delirio di onnipresenza geografica.
     Ci scandalizza chi muore per lavoro (nella strage di Parigi) e non chi muore, ogni giorno, per inseguire il divertimento. Forse perché, nel primo caso, i mandanti delle morti sono comodamente individuabili all’esterno di noi, facendo in modo che nulla cambi, mentre, nel secondo caso, i mandanti siamo noi stessi, con le nostre abitudini culturali troppo faticose da mettere in discussione. Finché esisteranno crimini nel mondo, sintomi di un malessere collettivo che si fenomenizza negli anelli più deboli, ogni società civile ne sarà moralmente responsabile.
     Ormai, fallito il modello di sviluppo occidentale imposto nel mondo intero, bisogna rivedere il rapporto con le culture che, per resistere all’omologazione, lo hanno sempre osteggiato. E se la modernità occidentale fosse causa del terrorismo islamico perché genera diffusamente quell’infelicità occulta che, tra l’altro, costringe le persone a rischiare la vita per divertimento?
     Per queste suggestioni ho ritenuto opportuno pubblicare qui il seguente articolo di Nunzio Castaldi che, come dovrebbe la buona satira, è controcorrente.
     Alessio Masone    


Si può dire? Una libertà che aggredisce la libertà di altre culture è un controsenso.
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[di Nunzio CastaldiL’attentato francese è un attentato al diritto naturale, non è un fatto religioso. Voglio dire che è un attentato, se possibile, ancora più terribile e crudele, perché di un’efferatezza tutta umana. Non credo sia neanche una guerra tra mondi, o tra libertà ed integralismo, civiltà ed ignoranza, progresso e barbarie. Spesso a sostenere questo sono gli stessi che poi sostengono che l’Occidente, oggi paladino del Bene, sia gli altri giorni tutto in mano al gruppo Bildeberg, agli USA, ai renziani, ai merkeliani, ai rettiliani etc etc… La verità è che il terrorismo è cosmopolita, come l’ignoranza, la prepotenza, la brutalità, l’intolleranza.
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Ma penso anche che alla satira non si dovrebbe riconoscere un salvacondotto morale, un’immunità del giudizio, una zona franca. Non va subita a tutti i costi solo perché è ‘satira’. Alcune ‘vignette’ di Charlie Hebdo, soprattutto in tema religioso, non le trovo divertenti, né intelligenti, solo pessime (tipo il ménage à trois sodomitico tra Padre Figlio e Spirito Santo) e finalizzate a destare scandalo. E se a sostenere cause giuste, tanto peggio. Le cause giuste vanno sostenute con parole ed iniziative giuste. Questa ovviamente è una mia opinione, da bigotto ignorante borghese avviato alla senilità (non posso con certezza dire alla pensione).
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Eppure ci sono convinzioni profonde che vanno rispettate, anche solo per pudore. Ci sono limiti che non vanno oltrepassati. C’è un confine tra satira e gratuito cattivo gusto che a volte è sottilissimo, ma comunque riconoscibilissimo. La nostra sensibilità lo riconosce, anche se talora lo seppellisce con una (finta) risata. Perché c’è una dimensione, un orizzonte, una sacralità ‘laica’, ‘foscoliana’ (il senso della famiglia, il rispetto per i defunti, sentimenti quali amicizia, fedeltà, onestà, il rispetto per le altrui opinioni, anche confessionali, il rispetto per l’altrui lavoro) che fonda la libertà di tutti, anche se Dio non esistesse, per dirla con Grozio; una sacralità che nostro malgrado ci appartiene e che va protetta. Anche dalla satira. Perché una libertà (sedicente di pensiero? di parola? di espressione?) che offende, oltre la sorniona presa in giro, altre libertà o altri uomini o altre opinioni o altre culture per me è un controsenso. Si può dire?

7 Risponde a Si può dire? Una libertà che aggredisce la libertà di altre culture è un controsenso.

  1. Nunzio Castaldi 12 gennaio 2015 a 3:43

    Accetto e rispetto le critiche di Massimo e Michelangelo, ma tengo a precisare che la mia non è una riflessione che si muove in una giustificazione morale dell’accaduto. Ci mancherebbe. Del resto, lo scrivo in modo chiaro nella prima parte, anche se quello che avete letto non è propriamente un ‘articolo’ ma una considerazione postata su facebook che ha fatto, nel suo piccolo, da cassa di risonanza ad un dibattito per alcuni versi interessante.
    Dare la morte è l’atto più orribile, e questa convinzione è così sincera che, per me, non serve neanche vengano spese altre parole.
    Ciononostante, credo ci siano diversi modi di dare la morte, o di offendere o comunque fare del male. Che vanno combattuti e criticati. Non c’è pericolo di eugenetica, manco ‘positiva’, in questo. Perché quando parliamo di libertà di pensiero (ed il discorso è su questo, Michelangelo, non meramente sulla satira), ci concentriamo troppo su ‘libertà’ e dimentichiamo di riflettere su ‘pensiero’. Il vero pensiero, quello che va difeso fino alla morte, è il pensiero a vantaggio degli uomini, la riflessione che ricerca, in modo spasmodico e a volte disperato, le condizioni grazie alle quali una comunità possa vivere secondo rispetto e comunione, non idee regolative, ma carne e sangue, come si suol dire, di ogni consesso umano.
    Il pensiero, e quindi l’elaborazione etica, nel quale convergono e s’incontrano tutte le espressioni sacre, confessionali e laiche, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, dalla pietas romana, alla compassione buddista alla misericordia cristiana e via dicendo.
    Per semplificare molto, e concludere, ricordo una volta un intervento di Marco Taradash, all’epoca in carica nel governo Berlusconi (siamo in mezzo agli anni ’90), oggi tornato nell’alveo radicale. Un giornalista gli chiese un giudizio su una marcia di neonazisti autorizzata a Roma. Lui rispose che l’autorizzazione era giusta, perchè chiunque ha, e deve avere, libertà di esprimere il proprio pensiero e la propria opinione. Questa ammissione, lodevole in senso assoluto, come applicata credo che comunque disturbi anche Massimo e Michelangelo, e non c’è bisogno (spero) che io spieghi perché.

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  2. Dolores 11 gennaio 2015 a 14:48

    Buon gusto e buon senso dovrebbero guidarci…sempre.
    La satira intelligente fa ridere e riflettere, quella volgare ci imbrutisce e incupisce. Non si può dire tutto e dissacrare tutto in nome della modernità e della trasparenza. Nella vità privata e nelle relazioni quotidiane ci autolimitiamo continuamente per buon vivere; dovremmo farlo anche nella ns. vita digitale e pubblica. Siamo stati dotati dei famosi freni inibitori per questo…altrimenti pensateci, sarebbe il caos! Poi verrebbe l’autodistruzione. Non censura quindi, ma delicatezza d’animo, gentilezza, buon gusto…e buon senso.
    Quel che è successo a Parigi è orribile, frutto di follia, ignoranza e, ancor più, di disagio sociale. Non se ne faccia però una questione di libertà di espressione per carità, nè di lotta tra popoli o religioni. D’altro canto, la satira, anche il cinismo se volete, ben vengano, ma siano ricercati, sottili, creativi.
    Il rispetto per l’Uomo ci impone ora di non cedere a strumentalizzazioni nè a moralismi. Comprensibili la paura e il volerci dare una spiegazione per tranquillizzarci in qualche modo, ma meglio essere consapevoli che in tutto questo non c’è nulla di razionale, solo emotività malata.
    E allora, dico, pietà per le vittime e per i carnefici.
    Ancora più attinente, sarebbe riscoprire il concetto di “Pietas romana” di cui per comodità vi giro la definizione di Wikipedia.
    Con questo mi congedo e saluto tutti affettuosamente.
    Dolores

    “Pietas non è l’equivalente del moderno derivato “pietà”. La pietas era l’atteggiamento romano del dovuto rispetto verso gli dei, la patria, i genitori e altri parenti. All’inizio riguardava la famiglia e la fiducia e rispetto tra coniugi poi la concezione del rapporto si estese tra uomo e divinità: in realtà non si deve solo parlare di rispetto ma anche di legame sentimentale e affettivo, gli studiosi lo definiscono amore doveroso. L’accezione del termine comprendeva anche un senso di dovere morale, non solo la mera osservanza dei riti (il cui termine corrispondente è cultus). Di conseguenza la pietas esigeva il mantenimento delle relazioni con quelli sopra elencati rispettosamente e moralmente parlando. Secondo Cicerone, “pietas è la giustizia verso gli dei,” e, come tale, richiede più di un osservatore dei rituali per il sacrificio e di corretta esecuzione di questi, ma anche la devozione e rettitudine interiore della persona.”

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  3. franca 9 gennaio 2015 a 16:19

    La violenza non è certo il sistema per combattere il cattivo gusto, va scartata a priori a qualsiasi conflitto sia esso di ordine politico, religioso o strettamente personale. Resta il fatto che alcune copertine del suddetto giornale oltrepassano il cattivo gusto e sconfinano nell’indecenza non perché riguardano il campo religioso ma perché toccano problematiche serie non in modo satirico ma in modo sfacciato e senza tatto, né tanto meno umorismo bonario che dovrebbe indurre al riso piuttosto che al disgusto. Credo che certe vignette dovrebbero essere bandite dalla stampa allo stesso modo di tanta pornografia, entrambe le cose offensive, a mio avviso, per la dignità umana. Certamente la dignità umana è offesa quotidianamente con violenza e abusi, in questo caso se ne potrebbe fare a meno visto che l’offesa è operata da persone qualificate, chi vi scrive è iscritta regolarmente all’ordine dei giornalisti e non cattolica.
    franca molinaro

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  4. Michelangelo 9 gennaio 2015 a 12:48

    Di fronte ad un fatto cosi’ enorme si pone l’attenzione sul ruolo dalla satira come a voler in qualche modo legittimare quel che e’ successo, E’ come preoccuparsi dell’unghia incarnita quando il piede e’ in gangrena.
    Il problema e’ serio e non va banalizzato (lo spirito demoniaco del nazismo e’ ritornato)
    Ben altre riflessioni mi sarei aspettato.

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  5. massimo 9 gennaio 2015 a 11:15

    Non sono del tutto d’accordo con l’autore dell’articolo. A mio pare non v’è nulla che giustifichi un atto di violenza come quello accaduto a parigi, terroristico o meno che sia; nè reputo opportuno una analisi “vittimologica”, quella cioè volta ad indagare quanto la vittima possa aver influito per causare una vera e propria strage. In una società (anche sbagliata) come la nostra, anche gli stupidi, i parolai, gli offensori verbali hanno diritto di essere liberi di farlo con il solo limite che impone la legge e non quelli della violenza armata.
    Se non si dovesse adottare un identico criterio generale di valenza degli esseri umani non violenti solo perchè alcuni di essi sono stupidi ed offensivi, ci si incamminerebbe sulla strada di quelle dittature che eliminavano fisicamente i loro critici perchè “nemici”, sistema che ebbe la sua masima espresione con i nazisti che già in tempo di pace iniziarono ad eliminare i soggetti normolesi e diversi e poi, in tempo di guerra, organizzarono il genocidio sistematico nei confronti di coloro che, per esi, erano sub-umani.
    Sicchè, nonostante della vera cultura occidentale di libertà, democrazia ed uguaglianza oggi vi sia ben poco nelle organizzazioni statuali europee, ciò non potrà mai essere elemento giustificativo, nemmeno solo accennato, per avversi atti di terrorismo o fanatismo assassino contro esseri umani, geni o stupidi che siano.

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  6. Antonio 9 gennaio 2015 a 10:31

    Concordo pienamente con l’autore dell’articolo. La satira, a volte anche da noi, è più che altro irriverente verso il “diverso” politico o religioso o culturale più per il senso di sensazionalismo da provocare in chi legge/ascolta che, piuttosto, per mettere in luce le contraddizioni o il lato grottesco dei personaggi che si vogliono “deridere”.
    La linea tra l’indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, ed il ledere la libertà e sensibilità religiosa, politica, ecc è molto sottile.
    E Charlie Hebdo, molte volte, l’ha superato….
    Ma nulla può giustificare certi episodi barbari che fanno riflettere anche sulla definizione stessa di “uomo”…

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  7. TULLIA 9 gennaio 2015 a 9:49

    Certo che si può dire. Penso a Marco Presta e Antonello Dose, a taluni programmi italiani di satira politica che alleggeriscono il peso di orribili giornate di cronaca. Penso pure all’intelligenza che la satira richiede.
    Meno male, dunque, che essa esiste.
    Ovviamente, come anche l’autore dell’articolo sottolinea, nulla giustifica certi orrori. Ma non vedo come la satira possa minare le altrui libertà: essa è, appunto, libera per natura, non ha padroni, non ha timori reverenziali, non si impone, la si può ignorare.
    In quanto alle responsabilità dell’occidente, al suo inseguire un edonismo vuoto e becero, direi solo che le culture che si oppongono all’omologazione soffrono di altrettante – imposte – forme di suicidio. Penso alla condizione femminile, e a molto altro.

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