Pietre vive. Ritrovo d’arte nella pancia della terra.

Intervista a Carmine Carlo Maffei, ideatore di una galleria d'arte nel borgo antico di Guardia Sanframondi

[di Nina Iadanza] Pietre Vive, via Ponte Ratello, Guardia Sanframondi, è un luogo fuori dal tempo. Un tempo fermo e insieme vivo.
È uno spazio antico, riscoperto dopo secoli di oblio. Un taglio nella roccia, una grotta naturale nella pancia della terra. Avvolgente, mai freddo e carico di una potente energia rafforzata dall’acqua che vi scorre nel fianco.
Il tempo sembra esservisi fermato.
Oggi, durante la mia visita, le pietre trasudavano la pioggia incessante di questi giorni.
“Musica sempre nuova per le sue orecchie”, così Carmine, il proprietario, definisce il rumore delle gocce che cadono sulle pietre del pavimento, mentre cerca di esprimere a parole anche la sensazione tattile, epidermica, assai piacevole, nel sentirsela addosso quell’acqua che gocciola dalle fessure della volta nel momento creativo.
Carmine Carlo Maffei è diventato il proprietario di Pietre Vive .
Dopo il diploma di maestro d’arte applicata presso l’Istituto d’arte, gli studi di architettura e poi le Belle Arti.
L’assenza di compromessi, le mostre in Italia e nel resto del mondo, la scelta attuale di starsene a Guardia. La partecipazione a Ri-Creare insieme ad altri artisti di varia provenienza.
L’idea e il desiderio che un centro storico di pietra abbandonato possa tornare a vivere.

pietre vive guardia s. carmine maffei f.artemporiSalve, Carmine. Come mai hai scelto un luogo così ancestrale e tanto poco urbano per dipingere? 

“Ho sempre pensato che un luogo dove si fa arte debba dare delle emozioni, energie positive . Questo luogo antico, riscoperto dopo secoli di abbandono, mi ha dato subito una forza e un’energia .
E quella forza ed energia dovevo viverla più da vicino.
Creare arte in questo luogo e cercare di condividere con altri la stessa energia è stato un tutt’uno.  Energia, e i miei sogni crescevano.
Molti erano increduli, alcuni mi sconsigliavano, ma io avevo in mente come poteva essere l’esito finale e sono andato avanti. Le difficoltà sono state molte, non senza dubbi e paure e, a volte, momenti di sconforto, ma sono andato avanti anche grazie all’aiuto di persone speciali, come l’artista pugliese Vito Pace.

L’energia del luogo ha coinvolto anche lui che ha sentito da subito la mia stessa energia e da allora abbiamo uno stesso sogno: dipingere in un antro, nella pancia della terra, col sottofondo dello scroscio dell’acqua del torrente vicino che riecheggia tra le pietre.
Pian piano che si svuotava, l’involucro acquistava forza, energia, sempre più. Abbiamo sentito questa energia e abbiamo portato fuori la pietra, le pietre che vivono in questo luogo e in questo borgo, che hanno suggerito anche il nome, PIETRE VIVE.
Galleria studio Pietre Vive, un spazio nel quale fruire d’ogni forma d’arte, dove la storia ha già vissuto tanto e tanto ci potrà ancora dare, perché le pietre ci raccontano sempre, basta saperle ascoltare.

Immagino che la prima volta che avete visto questo luogo, certo non era così come si presenta ora. Com’era all’inizio?

Questo luogo lo abbiamo trovato pieno zeppo di materiali di scarto, di secoli di accumuli.
Non si percepivano nemmeno le scale sottostanti che portano al livello inferiore: dappertutto c’erano materiali di scarto di abitazioni sovrastanti, rifiuti edilizi e scarti di ogni genere.
Ci sono voluti mesi e mesi di lavoro per liberarlo, per intravedere oltre l’involucro, ma ogni volta che mi giravo intorno con la sola luce di candela, dato che non c’era luce elettrica, confermavo e rinnovavo sempre di più la mia energia.
Entravo sempre più in risonanza con il luogo e sono andato avanti.

Cosa era in origine? Che sai della storia? 

All’origine del Duecento e fino al Seicento era una conceria di pelli, un luogo di fornaci, fumi e cattivi odori; ancora oggi, nel vano più interrato, si possono ammirare delle vasche in pietra che venivano usate per tenere a bagno le pelli.
Fu poi a lungo cantina, essendo un luogo fresco a temperatura costante.
Durante la seconda guerra mondiale, diventò un rifugio anti aereo dove restarono intrappolate per alcuni giorni, per poi essere finalmente liberate,  diverse persone per lo scoppio di una bomba tedesca che fece crollare il ponte antistante .
Poi, fino ai nostri giorni, solo deposito di accumuli di storia.
E ora rinasce a nuova vita.

Perché tornare alle proprie origini?

Dopo il diploma di maestro d’arte applicata all’istituto d’arte, scelsi la facoltà di architettura, un po’ per orgoglio, un po’ per appagare i miei genitori, ma subito mi resi conto che non era quello che volevo e infatti seguivo anche i corsi all’accademia di belle arti .
Ma  presto mi resi conto che non volevo nessuna delle due cose; la prima non mi appagava, la seconda già la conoscevo.
Così decisi di automantenermi economicamente per poter continuare a fare arte libera e non dover scendere a compromessi, ma da lì a qui sono passati molti anni.
Ho dipinto, per anni, senza mai fare alcuna mostra. Ho solo accumulato. Diciamo pure che ho portato avanti un discorso formativo egoistico e possessivo.
Solo nel 2005 ho capito che dovevo esternare e che potevo provare la stessa emozione nel vedere le mie opere viste da altri e così, dopo una piccola mostra a Guardia Sanframondi, non mi sono più fermato.
Una bella mostra a Palermo, poi Roma, Ferrara, Firenze, Caserta, Brindisi, Cesenatico, Capri, Milano, Bassano del Grappa, Forlì, Napoli, Nizza, Montecarlo, Cannes, Montreal, New York, Sidney e sicuramente ne dimentico qualcuna.
Poi tanti riconoscimenti e critiche, premi e targhe, ma sempre lo stesso problema: bisogna scendere a compromessi con le gallerie e a me non piace.
Io dipingo per passione, solo per me.
I galleristi vogliono l’identificazione seriale, ma io non sono così, dipingo a momenti: oggi così, domani in un altro modo, mi piace sperimentare.
Alle gallerie questo non piace, ecco perché il mio rapporto con loro è stato sempre breve; loro vogliono la commercializzazione, io voglio trasmettere solo quello che quel momento o quel periodo mi suggerisce; finito il periodo, finito anche il filone e si cambia.
Scusami mi sono lasciato un po’ andare.

No figurati! Trovo più autentico raccogliere i flussi dei pensieri. Hai già in mente qualcos’altro per Pietre Vive?

Un luogo per fare arte in tutte le sue forme, dove la si possa attingere o portarla, uno spazio aperto a nuove sollecitazioni e a disposizione di chiunque faccia arte in tutte le sue forme d’espressione. Una fucina, insomma, dove far nascere e germogliare nuovi fermenti e contaminazioni.

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Le foto dell’articolo sono state scattate da Art’Empori durante la serata del 5 gennaio 2015.
Per una visione ottimale delle foto, cliccare all’interno della foto in testa all’articolo e, poi (apertasi una nuova finestra), cliccare sulla destra di ogni foto (per andare avanti) o cliccare sulla sinistra della foto (per andare indietro).

Le foto scorrono più velocemente se si utilizza la rondella del mouse (solo in avanti).
E’ sconsigliato cliccare sulle foto in miniatura che qui seguono.

2 Risponde a Pietre vive. Ritrovo d’arte nella pancia della terra.

  1. bruna 21 marzo 2015 a 18:28

    incantevole luogo di magia primordiale

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  2. Tulllia 5 febbraio 2015 a 11:54

    Posto da brividi… bella iniziativa, ce ne fossero!

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