.Art’Empori

L’AMBIENTALISMO E LA FILIERA CORTA DEL XXI SECOLO COME PARADIGMA PER UNA CITTADINANZA NON DELEGATA
Mentre il mondo artistico è ancora fermo a un’ecologia del XX secolo che contamina la produzione artistica semplicemente tramite esponenti creativi che utilizzano materiali di riciclo, Art’Empori propone un ambientalismo e un’economia solidale che, smesse le vesti di nicchie per specialisti, interagendo con tutti i processi sociali ed economici, promuovono la cittadinanza non delegata economica, artistica e giuridica, come funzione strategica per affrontare il cambiamento di cui necessita il nostro modello culturale ormai collassato.
Se vogliamo effettivamente il cambiamento, non possiamo delegare, pretendendolo dal mondo dello sport, della finanza, della partitocrazia, della criminalità: tutti mondi accomunati dal paradigma della competizione e dell’esclusione. Ebbene, il mondo dell’arte e degli intellettuali, per prima, dovrebbe dare l’esempio mettendo in discussione l’analogo spirito competitivo che lo anima.
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L’ECCELLENZA DA ASSOLUTA A RELAZIONALE ED ESPERIENZIALE
La filiera corta e l’ambientalismo di questo nuovo secolo ormai realizzano un approccio, quello non delegato, che diventa percorso obbligato in ogni ambito dove la democrazia rappresentativa e delegata ha fallito. Art’Empori vuole essere un ponte tra cultura materiale e cultura intellettuale: tramontate le ideologie centralizzate e le economie di scala, ora, il mondo rurale, la provincia e la periferia tornano protagoniste e ci dimostrano che non è da perseguire un cibo o un paradigma che eccelle sugli altri, ma numerosi cibi (o paradigmi) che, rapportandosi con il territorio, realizzano un’opportunità di identità, di relazionalità corta, di condivisione, di giustizia sociale, di redistribuzione del reddito, di tutela ambientale. Allo stesso modo, l’eccellenza artistica non può più risiedere nell’opera calata dall’alto, già confezionata, uguale per tutti e capace di omologazione: il momento creativo dovrà, da oggi, risiedere nella parte di competenza del fruitore, nel rapporto che il fruitore riesce a individuare, in prima persona, con approccio esperienziale, tra un’opera e il proprio percorso personale (la propria specificità da dare al mondo, preservandola dall’omologazione), diventando coautore dell’opera e del mondo.
Non conta la migliore verità od opera: conta quello che ognuno di noi ne fa di una verità o di un’opera, riportandola in prima persona nel mondo.
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CITTADINANZA ARTISTICA NON DELEGATA: DALLA FRUIZIONE ESTETICA ALL’AZIONE ETICA DELLE EMOZIONI
A questo punto, si delinea un movimento per una cittadinanza artistica non delegata, forse il primo movimento artistico fondato non sugli autori ma sui fruitori. Grazie alla promozione di una fruizione esperienziale e responsabile dell’opera d’arte, è possibile spostare il momento creativo dal rapporto tra opera e autore/geniale al rapporto tra opera e fruitore/coautore: questo approccio di democratizzazione delle arti e delle attività culturali è strumento per una messa in discussione dei processi cognitivi e relazionali, procurando coesione e inclusione capaci di felicità diffusa. Da una fruizione estetica delle emozioni, in quanto subite, si passa gradualmente a una azione etica delle emozioni, in quanto agite in prima persona, quindi capaci di cambiamento personale e, poi, collettivo che agevola bene comune e inclusione.
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CAMBIAMENTO DAL BASSO: DALLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA ALLA DEMOCRAZIA DIFFUSA
Mentre il mondo intellettuale e giornalistico si sofferma, con il qualunquismo della delega, ancora nella ricerca di capri espiatori nel mondo politico e in quello della criminalità per non mettere in discussione il sistema di cui siamo tutti corresponsabili, Art’Empori promuove un cittadino che, in quanto coautore del mondo, si faccia carico del cambiamento. Questa nostra messa in discussione, che è già opportunità di crescita personale, poi, nel quotidiano, tramite i nostri stili di vita sostenibili e una fruizione responsabile delle arti, arriva diffusamente agli esponenti della classe dirigente (in ambito politico, amministrativo, giornalistico, artistico, imprenditoriale, criminale) che nel quotidiano condividono le stesse nostre emozioni. Il cambiamento dal basso non avviene con il cittadino che prende il posto dell’amministratore: la classe dirigente è composta da individui che nel quotidiano vivono in mezzo a noi (al supermercato, al ristorante, al cinema, in libreria, in vacanza…). Se noi cambiamo nel quotidiano, il cambiamento arriva, tramite i metodi responsabili, che utilizziamo nel consumo di beni, nella fruizione delle arti e degli eventi culturali, alla classe dirigente. Tutto questo è possibile perché la popolazione, più che nelle grandi riforme “svolte da altri”, si evolve nelle “sue” emozioni quotidiane.
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Con la fine di numerosi regimi dittatoriali e ormai disillusi dal mito della democrazia rappresentativa, che incentiva la delega, finalmente, oggi, abbiamo diritto a realizzare, in prima persona, una democrazia diffusa, non delegata, esperienziale, grazie a cittadinanze artistiche, economiche e giuridiche non delegate.  

(marzo 2013)

ART’EMPORI. UNA PRESENTAZIONE

di Tullia Bartolini

Discutere di cosa sia l’arte e di quale sia la sua funzione nel mondo, è compito arduo per chiunque.

Diciamo che essa può servire a tracciare una rotta, adempiendo l’antica funzione delle stelle.

Arte dal sanscrito ‘ordinare’, tentativo dunque di dar forma e senso alla realtà.

Essa è il segno tangibile della bellezza che c’insegue o che inseguiamo navigando verso mete che non conosciamo. Una sorta di mezzeria che segna la strada; un linguaggio con codici tutti suoi, che sostiene la fatica di essere qui ed ora. ‘L’arte è l’unica cosa che so opporre alla vita’, ha scritto Simona Vinci.

Dunque scegliere un nome come quello di Art’Empori, per stare assieme, per discutere, per navigare – anche in rete -, già significa aver riconosciuto al busillis dell’arte un ruolo centrale nel proprio quotidiano.

Ma quale arte? Dominati dal dio mercato, vessati da leggi che ci sommergono con falsi bisogni, tormentati dall’insoddisfazione, non siamo mai stati meno liberi. Un tempo c’erano le regole artistiche, il riconoscimento di varie mimesi o rappresentazioni creative. C’erano le tecniche, i mestieri, vissuti come momenti di ricerca umile e votata alla bellezza. Non si trattava di prigioni, né per l’arte, né per i suoi fruitori. Oggi c’è il ’mestiere arte’ calato nel mercato, retto da criteri imposti che manipolano perfino le nostre scelte.

Un libro si compra perché così ha stabilito il management. Un quadro si vende perché i soliti imbonitori ne hanno decretato il valore. Siamo burattini inconsapevoli che si sono affidati al ’protettore magico’ di cui parlava Fromm, che hanno delegato le proprie scelte ad un decisore esterno, il quale stabilisce cosa li deve emozionare e cosa no. Quale arte, allora? L’arte come foglio di via per la bellezza e per l’emozione, segnale lungo la rotta e possibilità di sostenere la vita, non esiste più. Essa ha smesso di nutrirsi di un linguaggio che faccia appello all’esperienza personale, alla comunicazione creativa scevra da mode e luoghi comuni.

Dunque, Art’Empori. La neonata ‘associazione’ vuol essere un gesto di ribellione ed un risveglio. Si pone come momento di incontro tra persone consapevoli (o che sfidano se stesse ad esserlo) in librerie, gallerie d’arte, empori musicali. Se è vero – come è vero – che l’omologazione della cultura e delle arti è un fenomeno sempre più preoccupante: è il gesto di dirigere la cultura dall’alto, asservendola.

Desideriamo,dunque, essere coesi: nella provincia di Benevento siamo visitatori e visitatrici di quelle librerie, gallerie d’arte e negozi di musica che operano in modo sostenibile, in quanto locali e indipendenti da franchising e da centri commerciali; siamo librai e galleristi, se sostenibili; siamo autori, autrici e artisti locali indipendenti da finanziamenti pubblici e dalle istituzioni pubbliche; siamo, ancora, editori locali sostenibili, poiché pubblichiamo senza contributo economico degli enti pubblici e degli autori. La nostra è una rete nata essenzialmente per condividere esperienze di letteratura, teatro, cinema, musica e arte, in modo sostenibile, orizzontale e non omologato, tutelando la biodiversità dei gusti artistici, delle istanze sociali e delle identità locali. Ci auguriamo di saper adoperare, nel nostro percorso, un linguaggio che riscopra la semplicità di fare appello alla propria esperienza e che non si preoccupi delle mode per mediare i suoi contenuti.

 Ci auguriamo di poter vivere e far conoscere una cultura che, calata nella realtà quotidiana, consideri le esigenze dell’ecosolidarietà e la responsabilità sociale del consumatore. Abbiamo creato una lista di discussione (art_empori@yahoogroups.com) ed un sito blog (www.artempori.wordpress.com); daremo vita ad una redazione editoriale che, coinvolgendo i soggetti aderenti alla rete, pubblichi libri e periodici, cartacei o on line. All’iniziativa aderiscono già i seguenti servizi commerciali sostenibili: Libreria Fiorentino Art&books di Benevento, Libreria Masone Alisei di Benevento, Libreria Milleunlibro di Montesarchio, Libreria Almayer di Morcone, Libreria The Dreamers di San Giorgio del Sannio, Edizioni Alisei di Benevento, Numen Art Gallery di Benevento. Art’Empori interagisce con una pluralità di realtà associative del territorio tramite la Rete Arcobaleno di economia ecosolidale. Speriamo di poter condividere questa esperienza con molti altri. La nostra struttura è aperta ed orizzontale. Vuole esaltare l’arte (per dirla con Adorno) quale ‘magia liberata dalla menzogna di essere verita’.

Magia liberata, appunto.

Tullia Bartolini

(pubblicato su Bmagazine di maggio 2009)

A proposito di Art’Empori (dal blog www.tulliabartolini.splinder.com )

di Rita Bagnoli – 8 febbraio 2009

Grazie Tullia di aver diffuso la notizia della nostra iniziativa sul tuo blog. Non posso spiegare il contenuto di art’empori perché non è un programma di intenti, è invece soprattutto un luogo nei luoghi in cui le persone si ritrovano con un linguaggio differente: iniziando dall’esperienza per raccontare il senso di incontri con libri, musica o semplicemente un pensiero che interessa, interroga o assilla. L’orizzonte della cultura che desidero non è l’accumulo delle conoscenze da esibire per affermarsi contro chicchessia, bensì – almeno tale è il mio impegno quotidiano e la mia politica – azione fondata come una radice nella terra e volta ad essere per… Che non significa condividere le opinioni di tutti e chi mi conosce sa quanto sia “oppositiva” (così mi riferì un amico che stimo per il suo lavoro d’informazione) quando lo reputo coscientemente giusto; lì dove per coscienza – è meglio precisare – non intendo la buona condotta, bensì l’autentica adesione al proprio sentire, anche nell’incertezza e nel dubbio, in cui si vive. E tuttavia orizzonte è lasciare gli altri si esprimano senza la pretesa di ritenere la nostra opinione migliore, conservando piuttosto quella sana curiosità che ci consente di ascoltare e di stupirci nel notare come anche da lui e da lei, diversissimi, possa giungere inaspettatamente un’osservazione chiarificatrice, uno spunto creativo o persino un insegnamento. Art’empori per me vuole essere una pratica di confronto (almeno con chi s’interessi al riconoscimento della parola calata nel vissuto), di scambio, di riflessione per scansare l’adescamento semplificatore dell’omologazione dei linguaggi; una pratica per sollecitare ad avere fiducia nella possibilità reale di essere solidali e ad avere coraggio per uscire dall’anonimato.
Un caro saluto e a presto.
rita bagnoli   08 Febbraio 2009 – 16:41

 Grazie a te, Rita. La rete puo’ servire a dar vita a confronti di grande valore. Dove nessuno ha la verità in tasca ed ognuno offre il proprio sentire, come scrivi tu. E, se è oppositivo, tanto meglio. Anche in Splinder accade, quando si trovano i giusti interlocutori. A presto.

Tullia Bartolini

(da http://tulliabartolini.splinder.com/ )