“Medicina” di Alberico D’Auria

medicina

da bambino avevo della medicina un’idea magica e meravigliosa. Avevo anche molta molta paura delle malattie. In quel tempo sereno c’era in me una magica certezza: la medicina del nostro dottore (chiamato al momento giusto da mia madre) avrebbe guarito le mie malattie e quelle dei miei genitori e di mio fratello. Era una certezza legata alla sensazione di immortalità che associavo a mia madre. Mi sembrava che nulla ci potesse capitare e se ci fosse stato un problema lei l’avrebbe risolto e se proprio non ce l’avesse fatta solo allora avrebbe chiamato il nostro dottore. Lui ci avrebbe dato le medicine giuste e tutto sarebbe tornato come prima. Mal di gola, febbre, mal di pancia, mali vari. Nulla poteva toccarmi. E nell’attesa della guarigione lei mi avrebbe detto le parole giuste per farmi stare tranquillo. Poi con il passare degli anni qualcosa ha cominciato a cambiare. Ma tutto accadeva così come quando ero piccolo. Certo aumentavano le ansie e i problemi. Andavo via di casa e vivevo in un’altra casa. Ma quando avevo una malattia la cosa si ripeteva. Chiamavo sempre mia madre e nella peggiore delle cose lei chiamava il nostro dottore e lui mi guariva. Poi ho studiato e sono diventato medico. A quel punto i ruoli si sono invertiti, ai miei occhi è scomparsa la sicurezza di mia madre e a poco a poco tutti in famiglia hanno avuto bisogno di me. Ero io a dover capire per risolvere le malattie comprese quelle di mia madre. E poi quelle dei miei figli. Ma dentro sempre avevo della medicina un’idea magica e meravigliosa e in fondo quella paura. Ora ne conoscevo bene il senso e il limite e quindi era una paura con meno paura. Avevo dubbi sul che era una malattia e sul che fare se facevo la cosa giusta o non la facevo e se c’era un’altra possibilità. E allora cercavo di parlare con tutti i medici che mi ricordavano quella vecchia magica certezza per cercare di capire a fondo la malattia in quel malato e per non trascurare niente. Cercavo di prendere qualcosa (il meglio?) da ogni cosa e di mettere insieme i pezzi. Cercavo anche di applicare un metodo rigido -quasi una formula matematica- e di fare e rifare sempre tutti i passaggi per cercare di eliminare ogni possibile errore. L’esperienza quotidiana mi diceva che in questo modo i risultati di guarigione erano migliori e maggiori. Ma per fare questo dovevo continuare ad avere dubbi e senza compromessi. L’unica sicurezza era il dubbio e questo forse mi dava insieme e un’aria insicura e un’aria sprezzante. L’aria sprezzante penso fosse per nascondere l’istintività di tutto il meccanismo. Pensavo che quelle persone malate che curavo potevano essere me e avendo molta paura della malattia cercavo di vincerla disprezzandola e senza cedere mai. Pensavo che dovevo fare, imparare ed insegnare a fare tutte le cose che avrei voluto facessero a me se ne avessi avuto bisogno. Quello era il tempo che tutto sembrava possibile e mi sembrava che ci sarebbe stato il tempo per mettere ogni cosa al suo posto e c’erano gli orizzonti con il sole.

E così abbiamo curato molte malattie  e molte persone sono guarite. Hanno continuato a vivere superando abissi profondi o scalando montagne. Hanno risolto il loro problema proprio come accadeva a me con mia madre e il nostro dottore. Forse sono stato un poco mia madre e un poco il nostro dottore, sicuramente c’era quella magia e quel mistero. Era quello il tempo che morire ci sembrava così impossibile, fuori di noi. Poi come in tutte le cose qualcosa si è rotto. Ai miei occhi era chiaro che la medicina stava diventando solo una necessità o un affare e il sistema di potere non concedeva possibilità per chi ha dubbi e paure. Sapevano che per insediare il loro potere dell’immagine e dell’efficienza e della certezza dovevano dividere ed eliminare la fantasia e il dubbio. Dovevano anche far diventare il disagio sempre più grande per chi non ha le possibilità. Determinare una società con una medicina che vuole apparire efficiente ed efficace ma con una disuguaglianza sempre più spietata e con un divario sempre più ampio tra la gente. Dove non puoi avere dubbi e paure perché non ti appartengono più e le persone diventano cose. Non ci sono più insieme medici e malati ma presunti sapienti e poveri cristi e non è importante cercare di capire per curare ma apparire. Questo è il tempo attuale che è appunto quello della confusione. È un tempo abbastanza duro ma questa è un’altra storia e andrà raccontata a parte. Queste poche parole possono ancora servire a cercare di capire e a cambiare le cose?

Non lo so.

giugno 2006.

alberico d’auria

Una risposta a “Medicina” di Alberico D’Auria

  1. tullia 24 ottobre 2009 a 19:44

    Grazie per il tuo contributo al sito e ad Art’Empori, Alberico.

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