La musica relazionale della Banda del Buko’. Suonare seminando pratiche di vita felice

banda del buko991[di Alessio Masone] Ho conosciuto La banda del Buko’ alla fiera artigianale FAC. La locandina della fiera invitava chiunque, fra il pubblico, fosse fornito di strumento musicale ad aggregarsi alla formazione, quindi, annullando la separazione fra artista e fruitore.
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La fiera, presso un orto urbano di Benevento (Il Caffè dell’orto), lontana da ogni ente sindacale e istituzionale, a giugno 2014, ha ospitato i creativi, spesso artigiani per ideali ma non per la burocrazia. Un fare artigianale, in quanto non seriale, non delegato, che si prolungava tramite la musica dell’inclusiva Banda del Buko’.
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La Banda è costituita da un numero variabile di componenti: ad oggi, si contano ventidue musicisti, comprese alcune ragazze. Chiunque può aggiungersi per partecipare alle prove che si svolgono ogni martedì sera, presso i locali del Convitto nazionale Giannone, in piazza Roma, a Benevento. Loro si definiscono soprattutto un laboratorio: i concerti di strada sarebbero solo un aspetto complementare. Quindi, un laboratorio musicale, come propongono nel loro Manifesto, per seminare piccole pratiche di vita felice.

… seminare piccole pratiche di vita felice, coltivare ascolto, innescare connessioni multiple, dare possibilità e fiducia, generare simbiosi…
Prendono il nome dal Circolo virtuoso Buko’ di Benevento: qui, a novembre 2013, affissero l’avviso per allargare, rifondandolo, il gruppo iniziale “Stiklez” e qui era la sede delle prime prove. Il loro repertorio spazia dalla musica balcanica klezmer a quella contemporanea.
… Alla porta della Banda
non c’è mai il cartello personale al completo…
Questo esclama uno dei musicisti, durante uno dei loro concerti di strada. Quelli che si aggiungono al gruppo, possono anche non essere professionisti della musica e, se non possiedono gli strumenti, possono anche esercitarsi con quelli messi a disposizione dal Convitto nazionale. Lo spirito di inclusione, che anima il gruppo, vuole che i musicisti più esperti condividano la propria esperienza con quelli meno preparati.
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Recentemente, a luglio, sono stati coinvolti nella manifestazione jazz “Riverberi”. Raggiungere il luogo programmato per l’esibizione è stata comunque l’occasione per sfilare per il centro storico suonando come in una rivisitazione della banda paesana che attraversa le vie per portare armonia fra la popolazione.
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Senza progettarlo, senza intellettualismi, spesso, si ritrovano a esibirsi come artisti di strada: spontaneamente, musicanti che arrivano all’essenza delle cose. Produttori di una musica relazionale, quella dei primordi che, senza sovrastrutture, soccorreva una popolazione locale che, bisognosa di beni materiali, trovava almeno conforto in quelli immateriali degli artisti di strada. Non sarà da meravigliarsi se in futuro verranno invitati a portare ritmo e coesione per le strade di varie cittadine. Quando hanno scelto, per il loro nome, il termine “banda”, forse senza volerlo, avevano segnato il loro orientamento.
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In questi giorni, artisti di strada, provenienti da tutto il mondo, sono protagonisti cristallizzati di una manifestazione che li mette programmaticamente al centro di un pubblico che si dirige di proposito a Castellarte per vederli.
Invece, la Banda del Buko’ irrompe nel quotidiano della vita cittadina. Utilizzano un linguaggio esperienziale che promuove inclusione. Nelle loro esibizioni, di solito estemporanee, i numerosi componenti sono uno a fianco all’altro, senza posizioni gerarchiche, a volte, formando un semicerchio che si completa con quello formato dagli spettatori passanti che si sentono ormai compartecipi della musica, senza barriere. In teoria, se tutti passanti si fossero ritrovati forniti di uno strumento, anche di un semplice tamburello, sarebbero stati tutti artisti fruitori l’uno dell’altro.
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Alla fine di una sessione di prove, abbiamo incontrato i membri della banda per conoscerli a strumenti fermi. 
… Tutto nasce per stare insieme, poi, le ricadute, in termini di inclusione, sono venute da sole… Noi siamo artisti, non siamo tenuti a dare risposte per salvare il mondo… Puntando all’inclusione di chiunque voglia aggiungersi alla banda, rischiamo di perdere in qualità della prestazione, ma durante le prove lavoriamo affinché le esecuzioni siano generose per il pubblico… Non abbiamo un leader ma certamente alcuni di noi sono più capaci nel determinare il percorso della banda… 
Questo è il tenore delle loro affermazioni sollecitate chiedendo quanta progettualità ci fosse nel loro rivoluzionare il modo di fare musica. Effettivamente, l’artista non progetta mentalmente, ma intuisce, assorbendo il cambiamento in corso e trasformando in emozioni trasmissibili i fermenti che lo circondano. Infatti, nel loro Manifesto programmatico, stabilito sei mesi dopo la loro nascita, affermano di sentire il bisogno di prendere coscienza delle loro intuizioni. 
… Sentiamo il bisogno di prendere coscienza delle intuizioni, delle prospettive e degli ideali su cui si fonda la Banda…
Una rivoluzione, quella della musica relazionale, che, nella visione di Art’Empori, con linguaggio esperienziale, importa nell’arte le attitudini dell’economia relazionale, inclusiva, solidale, territoriale. Siamo abituati a musicisti attenti alla massima prestazione, spesso animati da un narcisismo che, complice del sistema, utilizza l’arte per competere e per escludere: qui, invece, ci troviamo di fronte alla rivoluzione musicale di cui necessita questa epoca. Fallito l’efficientismo del mondo occidentale, dobbiamo diffidare di quella produttività che viene anteposta alle persone, dobbiamo dubitare della professionalità dello strumento, l’estetica, che diventa prioritaria sulla giustizia dell’obiettivo, l’etica.
MANIFESTO DELLA “BANDA DEL BUKÓ”
Sentiamo il bisogno di prendere coscienza delle intuizioni, delle prospettive e degli ideali su cui si fonda la Banda. Intendiamo seminare piccole pratiche di vita felice: coltivare ascolto, innescare connessioni multiple, dare possibilità e fiducia, generare simbiosi. Desideriamo vincere la forza d’inerzia, recuperando risorse altrimenti nascoste o poco espresse creare piani d’interazione e di congruenza basati sullo scambio orizzontale. Servendoci di metodo e sgusciando tra i canoni creeremo il campo fertile per armonizzazioni sempre in divenire. Viviamoci il presente dei sogni e apriamoci al contagio.
Alè La Musique

Bukò, 27 Maggio 2014

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Una foto (piazza Santa Sofia) è dal portale Palcoscenico Campania, altre sono di Art’Empori (convitto nazionale e fiera FAC), altre di Sannio Teatri e Culture (bar Le Trou), altre dal sito della Banda. 
Per una visione ottimale delle foto, cliccare all’interno della foto in testa all’articolo e, poi (apertasi una nuova finestra), cliccare sulla destra di ogni foto (per andare avanti) o cliccare sulla sinistra della foto (per andare indietro).
Le foto scorrono più velocemente se si utilizza la rondella del mouse.
E’ sconsigliato cliccare sulle foto in miniatura che qui seguono.

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