La pet therapy come opportunità del territorio

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[di Mariapaola Bianchini] I ritmi della società attuale frammentano sempre di più il tempo per le relazioni e alterano la comunicazione delegandola alla tecnologia, che per struttura non contempla il contatto umano. Forse per questo motivo, in più modi, le persone stanno riscoprendo l’incontro con la natura e le sue bellezze. Sono in aumento interesse e attivismo nell’ecologia, riscoperta e valorizzazione del territorio, ritorni all’ascolto e al dialogo di boschi, tradizioni, archetipi. In questo scenario di cambiamento necessario alla nostra salute psicofisica , trova un ruolo emotivamente forte e significativo la relazione con gli animali. Chi possiede un animale domestico e lo rende compagno fedele della sua vita conosce bene i potenziali empatici e relazionali di questo rapporto esclusivo. In particolare ciò è vero tanto più si è giovani. E’ altrettanto noto, infatti,  che offrire ai bambini la possibilità di crescere con un animale domestico li predispone ad essere più emotivamente competenti.

Ecco un approfondimento di questo aspetto educativo e terapeutico (da www.psicologia7ventiquattro):
Le relazioni bambino-animale nella prima infanzia: perché aumentano l’intelligenza emotiva.

bambino-e-gatto-300x247Interagire con gli animali fa bene alla salute e questa è una verità millenaria. Nell’antico Egitto, ad esempio, gli animali erano accostati alle pratiche mediche ed il cane era sacro al dio Anubi,  protettore della medicina. Anche Ippocrate, sembra, consigliava ai suoi amici di passeggiare a cavallo per liberarsi delle tensioni e ritemprare il corpo e l’anima. Le prime testimonianze storiche dell’utilizzo dell’animale nella relazione con i pazienti risale alla fine del 1700, quando lo psicologo inglese William Tuke invitò i suoi piccoli pazienti ad occuparsi della cura di animali di piccola taglia come galline e conigli. Sempre dalla psicologia dell’età evolutiva sono emersi gli spunti per ciò che oggi è la PET THERAPY, una terapia che utilizza l’animale come co-terapeuta nella relazione di cura di tipo medico, psicoterapeutico o riabilitativo. Negli anni ’60 il neuropsichiatra americano Boris Levinson attraversava una fase di crisi e sfiducia nel trattamento di un suo giovane paziente autistico.

L’autismo, come noto, è una condizione neurobiologica particolare che si manifesta nell’alterazione della vita sensoriale, sociale e comunicativa, con conseguente completa chiusura relazionale e comportamenti bizzarri e stereotipati. La terapia nell’autismo è oggi più ricca di quanto lo fosse negli anni 60 e Levinson si sentiva frustrato per l’inefficacia delle sue conoscenze e competenze. Un giorno, casualmente, i genitori accompagnarono il bambino in anticipo, quando il dottore ancora non aveva preparato il setting di lavoro e non aveva ancora chiuso in stanza il suo cocker. Ciò che accadde stupì tutti perché il bambino non solo non ebbe paura del cane, ma mostrò interesse ed apertura lasciandosi annusare ed accarezzare. Il bambino trovò allora la motivazione a cominciare un nuovo tipo di terapia, in cui c’era un aiutante-mediatore per il dottore: stava cominciando la prima pet therapy ufficiale della storia. Come indica il termine pet, si tratta di una terapia in cui la mediazione dell’animale (pet è un animale domestico) nella relazione sposta l’attenzione dei paziente nel mondo esterno e ne riduce le emozioni negative. Pet sta anche a ricordare to pet, accarezzare, proprio perché la relazione con l’animale passa nella comunicazione non verbale, che è un canale emotivo privilegiato.

Oggi la pet therapy è praticata in più contesti più modi, risultando utile per diversi tipi di disagi – medici, psicologici, psichiatrici. Se ne fa sempre più uso, negli ospedali, nelle case di cura, nei centri di riabilitazione. Un’esperienza d’avanguardia in Italia è quella dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze che ha il l’etichetta  ”ospedale senza dolore” grazie alle tante iniziative terapeutiche con cui viene gestito il dolore, dal rilassamento alla clownterapia, passando appunto anche nella pet therapy. Ecco di seguito un filmato che riassume le modalità e le potenzialità del lavoro svolto dagli animali al Meyer.

1406278614-0-440-mila-euro-per-un-progetto-di-ippoterapiaQuando l’animale co-terapeuta non è domestico, si usano altre espressioni. Nell’ippoterapia gli obiettivi terapeutici sono facilitati dalle caratteristiche uniche del cavallo, che stupiscono per la grande sensibilità e potenzialità.

image001Anche nella delfinoterapia, meno praticata in Italia, sfrutta caratteristiche uniche del delfino, uno dei mammiferi più intelligenti al mondo. In particolare, il verso dei delfini produce delle vibrazioni capaci di aumentare il livello di endorfine, con conseguente sperimentazione di più piacere e più benessere.

Questa riflessione e panoramica stimola a riflettere sul nostro territorio, così ricco di bella terra e bella energia eppure così intrappolato in problemi economici e politici. Possediamo realtà che ben si presterebbero ad esperienze nuove, oltre le fattorie didattiche che stanno aumentando come presenza,   e che permetterebbero di offrire opportunità alla gente del territorio, sia operatori, professionisti e produttori, sia ovviamente persone bisognose.

[APPROFONDIMENTO DELLA FOTO IN EVIDENZA]images

La donna della foto che introduce l’articolo si chiama Temple Grandin ed è molto famosa. Ha la sindrome di Asperger,autismo ad alto funzionamento. Pur presentando caratteristiche autistiche ha buone capacità di comunicazione e proprio la sua testimonianza ha permesso al mondo scientifico di scoprire e approfondire come funziona la mente di un bambino e di una persona con autismo. Oltre ad essere famosa per questo suo contributo alla scienza, Temple Grandin è conosciuta per i suoi studi sulle mucche cominciati a partire dalla costruzione di una speciale macchina, la HUG MACHINE – MACCHINA DEGLI ABBRACCI, una speciale apparecchiatura in grado di calmarla  durante le sue crisi sensoriali e costruita a partire dall’osservazione di recinti costrittivi in cui erano poste le mucche per le visite veterinarie  , emotive o relaizonali.   Con le mucche  aveva forti capacità empatiche che unite all’intelligenza e alla persipicacia le hanno permesso di costruire moderne attrezzature per il bestiame. E’ attivista per i diritti degli animali e per i diritti dei bambini autistici.

Una risposta a La pet therapy come opportunità del territorio

  1. TULLIA 11 novembre 2014 a 14:48

    che articolo splendido

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