Riflessioni a mente aperta tra delega e pratica di vita.


10570338_10205177108215832_8010318059709141082_n [di Carmela D’Antonio] Leggevo di Bauman, con  l’eco nella mente di quello che ho sentito o letto circa il suo intervento a Benevento. Ed un po’ come scrive Alessio Masone anche io rifletto sui tanti giovani che fanno la fila per farsi autografare il libro e che poi non ritrovi nelle pratiche di vita concrete, offline direbbe Bauman.

E quindi rifletto sul senso di delega imperante, sulla seduzione fugace delle parole edulcorate e l’ipocrisia che ne deriva, la retorica abbondante e le mode fighe.
E cerco di andare oltre chiedendomi perché si ci lascia incantare dalle parole e non si riesce a varcare la soglia della pratica? Come mai si avverte questa enorme fatica, o molto più spesso questo pseudo disinteresse nel tradurre in pratica di vita i pensieri dei grandi filosofi così come le frasi che riempiono le bacheche dei social network?

Ci basta postare un pensiero, una critica per credere di  cambiare il mondo? Ci basta avere un autografo per sentirci di appartenere ad un ideologia?
Io non credo di essere capace di dare risposte esaurienti, ma soprattutto non mi va di addossare colpe, rientrerebbe nel consueto atto di delega delle responsabilità.

Di una cosa però sono convinta che abitiamo un processo storico in cui è venuto a mancare la fiducia nelle proprie possibilità; il senso di efficacia; il sentimento di potenza che ti porta ad affidarti ai tuoi ideali, ad avere la forza di affrontare una critica, di sopportare un dispiacere in nome di qualcosa di più importate. Da qui comprendiamo facilmente quanto sia più facile non fare, piuttosto che provarci e sbagliare, più semplice criticare chi fa invece che mettersi in discussione.

E ancora una volta non mi interessa sapere di chi è la colpa, non risolverebbe il problema individuare sintomi e cause, mi interessa capire come fare per offrire al mondo coriandoli di autostima, iniezioni di fiducia, senso di potere, relazioni significative che  empowerizzano.
E penso al GASB (gruppo di acquisto solidale e barattario) Arcobaleno, e penso al Visbal, alla Banda del bukò, ai ragazzi dell’ @Asilo 31, alla mia associazione di clown dottori S-fusi, ai pomeriggi all’uncinetto quando con Elide sogniamo di abbellire la città, e ai tanti eroi che ogni giorno hanno pratiche di vita a misura di uomo e di ambiente e che nel loro piccolo fanno la differenza.

E questi pensieri già mi riscaldano il cuore e mi sento più efficace e quindi mi piacerebbe che molti altri, soprattutto quelli che restano incastrati tra le righe di un libro, quelli che si fermano ad osservare dalla finestra , possano avere la possibilità di incontri sani e responsivi, di esperienze di proattività.
Ed io cosa posso fare affinchè tutto ciò si verifichi? Affinchè i miei desideri non restino aleatorie emozioni ma si traducano in pratica di vita?

Su questo ci sto ragionando e vorrei farlo anche con voi, sia on line ma soprattutto offline.

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