Basta una papera…

11220778_658548457611597_5678362046928396552_o[di Carmela D’Antonio] Oggi pomeriggio ho osservato mio nipote che nel recinto delle galline cercava di prendere la papera, messa lì per stare in compagnia di altri animali.
Correva, saltava, faceva a gara, si accucciava, si connetteva al cammino della papera, cioè al suo ritmo, o meglio sembrava che avessero trovato un loro ritmo, quasi come quello di un ballo.
Ed ho smesso di guardare con il cuore intenerito da zia ed ho messo gli occhiali da maestra così ho cominciato a mettere lo sguardo sull’acquisizione delle competenze che emergevano da quel semplice gioco.

Con un certo biasimo verso me stessa ho pensato a quante sterili attività ho dovuto mettere in campo per cercare di insegnare ai miei alunni la capacità di coordinamento dei propri schemi motori, che non è solo educazione fisica ma è anche la possibilità di scrivere avendo coordinamento oculo manuale, di riuscire ad andare verso un obiettivo, la possibilità di gestire il proprio tempo in contemporanea a quello degli altri, di concentrarsi su una figura lasciando sullo sfondo cose che potrebbero in quel momento distrarre, eccetera eccetera.
Poi ho indossato altri occhiali, quelli che avevano il compito di osservare la parte emotiva, psicologica e lì mi si è aperto un altro mondo: la capacità di misura del proprio gesto, il dosare la pressione di una carezza per non fare male, il contenere la presa e tutto ciò che di affettivo e psicologico può innescarsi in una relazione tra bambino ed animale, il benessere psico fisico che se ne può ricavare, la capacità di sentirsi efficace, lo sviluppo dell’autostima e quanto più se ne possa mettere.

Un semplice rincorrere una papera per accarezzarla.
E non me voglianogli animalisti che estremizzando la cosa potrebbero pensare allo stress che il bambino potrebbe indurre all’animale, io preferisco una papera nel suo ambiente che si accuccia sotto una carezza, piuttosto che un cane denaturalizzato della sua animalità e ridotto ad un gingillo con lustrini e pizzi.
11212598_658548530944923_2882412025059186050_oE poi ho pensato ai bambini sballottati tra un asilo ed un corso di danza, tra la musica e la pallavolo, la palestra e la danza cubana, senza nulla togliere a queste attività che hanno infinità di pregi, mi sono resa conto che stiamo privando i bambini di un occasione preziosa allontanandoli dalla natura.
Per quanto vogliamo costruire dei surrogati di attività non possiamo mai condensare in essa la meraviglia, la gioia, lo stupore di una relazione autentica. Una LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) sarà sempre troppo limitata rispetto ad un esperienza in natura, che forse meno è guidata dall’uomo meglio è per le potenzialità del bambino ma anche per lo stress dell’animale.

Oggi la pet therapy va tanto di moda, pluripubblicizzata e strapagata, basterebbe avere in casa un gatto, qualche gallina in giardino, una papera o un coniglio per offrire ai bambini delle esperienze esilarianti che nessun parco giochi può mai eguagliare.

Una risposta a Basta una papera…

  1. Mariapaola Bianchini 8 maggio 2015 a 19:06

    Concordo e condivido tutto! Purtroppo, presi dalla velocità dei cambiamenti (e del progresso) abbiamo perso molti degli insegnamenti tramandati da nonni e zie e che i piccoli di oggi, della generazione touch screen, non hanno più traccia nello sviluppo psicomotorio, cognitivo, emotivo e relazionale. Quanti valori da restituire? Il nuovo è importante, ma deve essere coltivato (e accordato) con il vecchio (che siano paperelle, passeggiate in campagna, le uova fresche delle galline, tradizioni legate al ciclo della terra, comportamenti valoriali. Diceva Jean Piaget (psicologo svizzero riferimento per psicologi ed educatori) che l’apprendimento richiede una continua “accomodazione”, cioè un’assimilazione delle informazioni nuove agli schemi cognitivi in memoria. In modo simile le nuove tecnologie (o le mode del momento) vanno adattate alle pratiche relazionali e di apprendimento più autentiche e genuine, risultato della nostra storia. Per fortuna nelle scuole ci sono insegnanti come te, che si mettono in discussione e si sfidano a recuperare il bello che c’è. Poche? Il cambiamento comincia dal basso e con poco, coraggio e buon lavoro!! Per fortuna ci sono zie come te, ed anche mamme e papà alla ricerca di valori sani e costruttivi.

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