Manualità e creatività. Una relazione inevitabile.

[di Ilaria Fragnito] Come si sviluppa la creatività? In che modo va coltivata? La manualità può essere al servizio della creatività?

lana[di Ilaria Fragnito] Come si sviluppa la creatività? In che modo va coltivata? La manualità può essere al servizio della creatività?

Ho iniziato a interessarmi di creatività all’università. Il mio docente di Sociologia del Lavoro, aveva trovato un nesso tra l’ozio e la creatività, dando una definizione specifica all’atto di distensione e rilassamento che porterebbe a un vero e proprio atto creativo. Mi spiego grossolanamente: lavoro su un’idea ma non riesco a venirne a capo, mi rilasso, magari stendendomi su un prato o all’ombra di un albero e abbandono completamente il pensiero su cui stavo lavorando, ma lascio che sia il tempo e l’intuito ad agire sulla mia idea. Questo naturalmente stravolge l’idea di lavoro liberandolo della sua pratica temporale…ma questo è un altro discorso.

Eduard De Bono ha coniato invece il termine “pensiero laterale”, secondo cui si intende una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema.

In entrambi i casi la creatività viene associata a una qualità puramente intellettuale, nonostante stesso l’etimologia del termine fa pensare a un qualcosa che si crea e che quindi si materializza.

Come comportarsi quando l’atto creativo va oltre l’idea? Se io avessi bisogno di rendere un’idea un atto pratico?

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Telaio in cartone per bimbi

Ecco… spero di non peccare di presunzione, ma col tempo mi è iniziato a mancare proprio questo: la padronanza della messa in pratica! Una marea di idee e neanche la minima idea (permettetemi il gioco di parole) di come realizzarla nel concreto senza ricadere nell’ansia, nella frustrazione o nello sconforto. Col tempo ho scoperto questo deficit in molti della mia generazione e ho iniziato a pormi la domanda: perchè non riusciamo con facilità a mettere in pratica le nostre idee?

La risposta che mi sono data è: ci manca la dimestichezza con le abilità manuali! Tocca ripartire da qui, e cioè dalla scuola dell’infanzia quando imparavi a tagliare la carta con le forbici, a prendere in mano il pennarello e colorare, scomporre gli oggetti e ricomporli nuovamente.

Vi sembra stupido? Eppure è così! Per arrivare al pieno dell’atto creativo, inteso come atto che parte da un’idea per giungere a qualcosa di reale e concreto e soprattutto nuovo, è necessario sviluppare la competenza intellettuale quanto la competenza manuale.

Quando parlo di acquisire competenze non mi riferisco solo allo studio delle tecniche che ci servono per ottenere una data cosa, perché questo rientra comunque nella sfera delle competenze intellettuali, ma riconoscere l’importanza di uno sviluppo delle abilità manuali sul nostro modo di pensare.

Ad esempio: io voglio realizzare un progetto imprenditoriale, ho tutte le conoscenze sul mercato di riferimento, la concorrenza, il target, conosco le fasi che deve attraversare la mia attività (lo start-up), so stilare un piano di marketing ecc ecc ecc… . In passato ho avuto un nonno che mi ha insegnato a torchiare l’argilla, un lavoro che non centra niente con l’idea imprenditoriale che ho in mente, ma da questo lavoro ho imparato che se mi impegno in quello che faccio con il tempo e la pazienza ottengo i risultati sperati, che so fare le cose e di conseguenza ho fiducia in me stesso, che per ottenere un buon risultato finale, è necessario del tempo perché prenda dimestichezza con quello che faccio, che è normale che ai primi tentativi non riesca e così via…. Il lavoro manuale mi ha insegnato a vivere più di quanto abbia fatto il lavoro intellettuale.

L’idea di mettere in relazione manualità e creatività sta avvenendo col tempo, seguendo l’istinto e le tracce che l’esperienza mi porta a percorrere.

Sono giunta così al pensiero di Rudolf Steiner, filosofo dell’antroposofia, fondatore della scuola steineriana e quello di Maria Montessori. Due personaggi nati alla fine del diciannovesimo secolo e che, partendo da campi diversi, sono approdati nella pedagogia considerandola la scienza fondante della evoluzione umana.

Ho scoperto così con stupore che alla fine del diciannovesimo secolo si studiava l’uomo nella sua natura di corpo anima e spirito. Dalla sua forma fetale fino alla maturità, l’uomo aveva bisogno di approcci mirati e veritieri per poter accrescere in modo equilibrato, fondando la sua conoscenza su metodi teorici e manuali.

Per fare un esempio, Steiner era convinto che insegnare a lavorare ai ferri e all’uncinetto ai ragazzi e le ragazze (tra i 14.15 anni) era importante perché essi acquisissero la piena conoscenza del mondo. Indipendentemente se è questa pratica di utilità o no per il ragazzo/a, ” è necessario che i ragazzi diventino abili nelle più diverse direzioni. Uno dei danni principali delle nostre condizioni attuali è infatti che ognuno comprenda molto poco di quello che fanno gli altri”. Sembrerà paradossale”, affermava Steiner, “ma sono convinto che nessuno che non sia in condizione di rattopparsi le calze, possa essere un bravo filosofo”.

“Esistono oggetti che permettono con il loro uso di raggiungere uno scopo determinato, per esempio certi semplici telai con i quali il bambino può apprendere ad abbottonare allacciare agganciare”…. “tutti oggetti che invitano il bambino ad agire, a compiere un vero lavoro con un reale scopo pratico da raggiungere.” “Sono lavori che non solo hanno una gradazione di successive difficoltà di esecuzione, ma che richiedono uno sviluppo graduale del carattere per la pazienza che è necessaria ad eseguirli e per la responsabilità che richiedono per essere portati a compimento”. Maria Montessori.

“In contrapposizione a un sapere solo di testa, la manualità organizzata nel bambino permette una conoscenza totale del corpo (mani e testa)” Rudolf Steiner.

E non è un caso se a parlare di creatività si finisce a trattare l’argomento infanzia, perché la creatività è una prerogativa delle anime leggere e libere, e il bambino nasce così, e se indirizzato e seguito nel modo giusto, lasciandolo libero di agire per far uscire fuori la sua vera natura, come pensava la Montessori, sarà un bambino felice e creativo e la sua creatività gioverà al mondo rendendolo migliore.

Mi piacerebbe che questo post possa generare una discussione.
http://blog.pianetadonna.it/lailanahandmade/manualita-e-creativita/
Vedi anche:

laboratori creativi per bambini

Lana in fabula

 

Ilaria Fragnito in arte Lailana

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