Le isole pedonali erano già sintomo della crisi?

Mestieri fisici e territoriali per smettere di vivere di rimando una "non vita" tramite musei e non luoghi.

isola pedonale[di Alessio Masone] Le aree pedonali e i parchi urbani sono più numerosi nelle metropoli che nei borghi di provincia e nei villaggi africani: questo perché probabilmente le metropoli usano le isole pedonali e i parchi per surrogare la vivibilità smarrita che ancora si gode nei borghi e nei villaggi.

Quindi, la realizzazione di un’area pedonale non è necessariamente espressione di civiltà, ma è sicuramente sintomo che quella città ormai è invivibile nel suo tessuto quotidiano: ogni isola pedonale, nel suo essere un “non luogo”, è la foglia di fico che tenta di nascondere il fallimento del modello di sviluppo applicato al complessivo centro urbano.

Allo stesso modo, teatri e musei sono più numerosi nelle metropoli che in provincia forse perché nelle grandi città c’è bisogno di surrogare artificialmente quella vita che avviene ancora in presa diretta, in prima persona, nei territori, luoghi più ancestrali e rurali?

Allo stesso modo, le donne, in passato, forse non godevano di potere temporale e titoli di studio perché questi strumenti erano necessari alla limitatezza dell’uomo per surrogare la competenza ancestrale femminile, quella dei mestieri manuali, dei saperi concreti, dell’esperienzialità e dell’inclusione. Le donne di oggi cercano la parità con l’uomo, portatore di competizione: e se invece fosse necessario che l’uomo cerchi di assimilarsi alla donna, portatrice del linguaggio della pace? 

Crollato il modello di sviluppo occidentale, maschile, industriale e delegato, per sopravvivere all’attuale crisi economica, sociale e psicologica, è necessario recuperare il modello rurale e dei mestieri fisici che incentiva la vita in prima persona e la felicità diffusa.
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Abbiamo, fino ad oggi, forse confuso lo strumento con l’obiettivo: la tecnologia, le professioni intellettuali, la cultura, l’arte dovrebbero tornare a essere strumentali alla vita reale, visto che, da accessori all’economia fisica e territoriale, sono diventate prevalenti e insostenibilmente a carico del cittadino.
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Non usciremo dalla crisi, fin quando i giovani, soprattutto le donne, brameranno professioni intellettuali, tradizionalmente di competenza maschile, per poi vivere di rimando la loro “non vita” nelle isole pedonali e nei musei.
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Sull’ARCIPELAGO PEDONALE
Dal Manifesto di resistenza economica territoriale (2012, Distretto di EcoVicinanza).
PER UN TURISMO INTRAURBANO E INTRAPROVINCIALE CAPACE DI ECONOMIA CONDIVISA E COESIONE TERRITORIALE
Per la passeggiata del sabato, posso anche frequentare le STRADINE secondarie del centro storico E LE STRADE COMMERCIALI DEGLI ALTRI RIONI e dei paesi vicini,  invece dei centri commerciali extraurbani e delle isole pedonali delle grandi città:

- Come un viaggiatore meravigliato, se passeggio per le stradine e per le zone commerciali di altri rioni, che ho visto sempre dall’automobile, posso trascorrere alcune piacevoli ore relazionandomi con un misconosciuto paesaggio urbano.

- Frequentando, valorizzandoli, più spesso i rioni, alternativi all’isola pedonale del centro, gli amministratori saranno incoraggiati a realizzare un’isola pedonale minore per ogni rione, consentendo a tutti, compreso bambini ed anziani, di “raggiungere a piedi” quotidianamente un’area pedonale e consentendo ai cittadini una mobilità dolce, a piedi o in bici, grazie a una rete di isole pedonali che agevolerà un turismo intraurbano (Arcipelago pedonale).

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