Il mio cammino per Santiago.

[di Nina Iadanza] Faccio fatica a trovare le parole per dire, troppe emozioni provate mai prima, tanti sentimenti rimescolati, e tutto nel giro di pochi giorni vissuti intensamente con ritmi che non conoscevo, tempi dimenticati, ma tutto molto a misura di persona.
Tanti sono i cammini per raggiungere Santiago de Compostela in Spagna: quello del Nord, il Francese, il Portoghese, l’Inglese, Via della Plata, il Primitivo.
Insieme ad una mia amica (Paola Mustilli), ho fatto quello del Nord: Lourenza, Gontan, Villalba, Baamonte, Roxica, Sobrado, Brea, Santiago, Finisterre.
Fino a Santiago, 170 km, in sette giorni con una media di 25 km al giorno, camminando di mattina e fermandoci a partire dal tardo pomeriggio.
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La notte ci siamo fermate negli albergue, pubblici o privati, per pellegrini che sono tenuti abbastanza bene e offrono servizi a costi minimi.
I percorsi sono segnalati in modo puntuale e, se si è attenti, è difficile perdersi. Una colonnina di pietra con una conchiglia indica sempre la direzione giusta.
Lungo il cammino conosci persone che condividono la tua scelta e si adattano, mattina e sera devi sistemare le tue cose nello zaino, quando arrivi all’albergue, fai una doccia, lavi i pochi panni sporchi, poi te ne vai un po’ in giro a visitare il posto e, di solito, dopo una cena frugale che puoi prepararti in ostello o consumare in qualche locale, con poca spesa, vai a dormire che è ancora giorno, ma qui fa notte tardi.
La mattina ci si alza presto e via, col sole  o con la pioggia, per una nuova tappa.
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cammino santiago13,5 artemporiNo, non è mai noioso il cammino.
Incontri tante persone e, anche se spesso si parlano lingue diverse, ci si capisce comunque e si lega perché una scelta così particolare diventa un’affinità di fondo molto forte che fa stringere rapporti. Ascolti le loro storie, racconti la tua, fai un pezzo di strada insieme e poi magari ci si ritrova.
Giovani e meno giovani, a piedi, in bici, con carrellini, con asino, con i cani, una ragazza persino con un gatto nel marsupio, tutti spinti dai motivi più disparati e con i quali condividere un’esperienza così particolare.
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E poi vedi posti sempre nuovi, affascinanti e a volte così belli che ti viene da piangere e pensi che comunque valga sempre la pena lo sforzo che fai per affrontarlo giorno dopo giorno.
Le  case in pietra grigia che da queste parti chiamano pizarra, le chiese con i calvarios e i cruceros agli angoli delle strade o nel bel mezzo degli incroci, resti in pietra degli antichi tracciati del cammino, piccoli cimiteri neogotici con le guglie lungo le mura, i ponti medievali, gli horreos per conservare le granaglie, bellissime costruzioni rialzate in pietra e legno o mattone a seconda delle province attraversate.
Brume di mattina, la luce del sole fino a tardi, prati immensi, piove spesso, mucche che pascolano tranquille, boschi di eucalipto che hanno sostituito i lecci spontanei, ma che servono per ricavarne la carta, cavoli piantati dappertutto, si usano molto per fare un piatto assai buono che è il caldo gallego.
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E che dire della cucina galliega?
Trovi sempre il pulpo gallego o in feira, il “caldo” in tutte le stagioni, i famosi pimientos del padron… unos pican y otros non, la torta santiago, anche se io preferisco il bizcocho, il nostro pan di Spagna.

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Povera, ma non miserabile, la Galizia.
Tanti vecchi, pochi giovani; molti  sono andati via in cerca di lavoro.
Poche grandi città, tanti piccoli borghi, diverse case abbandonate.
La maggior  parte dei galiziani ritiene di avere radici celtiche, nonostante la Gallaecia e le altre invasioni. Ancora prima della Reconquista, era diventata povera e culturalmente arretrata con i re cattivi.
Il  Rexurdimento, alla fine del XIX sec., fu presto soffocato dal regime franchista e migliaia di galiziani in miseria emigrarono verso l’ America Latina.
Risale al medioevo il ritrovamento della tomba di San Giacomo apostolo,  nella località che sarebbe poi diventata Santiago de Compostela, simbolo della Reconquista cristiana e meta di pellegrinaggio di fedeli di tutta Europa, la città più sacra e spirituale di tutta la Spagna.
Oggi la Galizia è una regione di grande importanza per l’agricoltura e l’industria ittica, con 1200 Km di costa selvaggia solcata da profonde rias, isole e villaggi di pescatori dove si possono mangiare pesce e frutti di mare freschissimi con un entroterra che è un labirinto di valli e colline, piccoli borghi e alcuni centri più importanti come A Corugna, Vigo e  Lugo.

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Ma il cammino è, soprattutto, un viaggio interiore.
Quali che siano le motivazioni che possono aver spinto a fare una simile esperienza, religiose, spirituali, culturali o anche sportive, il cammino resta un esperienza personale e interiore unica.
Porti con te l’indispensabile, e t’accorgi di quanto superfluo c’è nelle nostre vite.
Tutto deve stare in uno zaino che ti porti appresso giorno per giorno e certo anche con fatica.
Ti misuri con le tue sole forze, fai i conti con le tue fragilità, con le tue paure e puoi scoprire l’impensato, l’inimmaginabile.
Tutto viene a galla nelle ore di solitario cammino.
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Oltre alla fatica fisica, ai momenti di inevitabile sofferenza, pensi che puoi correre  dei rischi, spesso ti ritrovi a fare km da sola in posti sperduti, ti può accadere qualsiasi cosa, pensi che ti puoi sentire male e che sarebbe difficile chiedere aiuto, che puoi fare un brutto incontro, perderti.
Sì, le tecnologie, ma in certi posti non sempre funzionano e ti sembra di fare un tuffo nel passato.
In fondo, il cammino è una grande metafora della vita: cominci con qualcuno che poi magari perdi per strada, ma poi ne incontri altri oppure te ne stai da sola per un bel po’, se non stai attento alle indicazioni, puoi facilmente perderti e allora ti tocca tornare indietro e aumentare le distanze, laddove non ci sono facili indicazioni, ti tocca decidere in breve, altrimenti perdi tempo e corri il rischio di sbagliare strada, allora guardi con circospezione nel giro di poco tempo e devi valutare in che direzione andare e scegli.
E poi salite e discese e sentieri pianeggianti, le distese mozzafiato, i paesaggi bellissimi non raggiungibili se non a piedi, il fresco, mattina e sera, e il caldo del pomeriggio, la pioggia sottile.
E stai attenta a quello che indossi, al cibo che devi consumare, all’acqua sennò rischi di restare senza e ti potrebbe toccare di chiederla.
E ti può capitare di bussare ad una porta per chiederne e trovi una persona gentile che ti prega di fermarti, ti va a prendere la sedia comoda, ti dice di toglierti le scarpe e ti offre da bere.
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Linsay Stevenson è un’anziana signora scozzese che innamorata della campagna galiziana, ormai da anni vive qui. Una persona meravigliosa.
L’ho conosciuta quando sono rimasta senza acqua per un bel po’ e mi ha offerto ospitalità.
Ma ti capita anche la persona che ti dice che non puoi sdraiarti sulla panchina, che tu credevi pubblica, davanti alla sua casa, perché è privata!
Oppure accade che nell’albergo per pellegrini non trovi più il tuo caricabatterie e ci rimani così male non tanto per il disagio che si viene comunque a creare, ma perché pensi che non sarebbe dovuto accadere…
E inoltre capisci che il tempo è un’invenzione degli uomini, che camminando a piedi lo stravolgi e lo dilati per poi scoprire cose che non avresti mai vissuto altrimenti.
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Quella distanza che con un mezzo copri in poche ore, a piedi la fai in più giorni, ma ci stai tutta dentro e senti quello che spostandoti con altre modalità non avresti mai potuto avvertire.
Ma è un’altra dimensione, perduta, che puoi però far rivivere con esperienze come questa.
Senti con tutta te stessa odori, colori, suoni, sapori. Non solo osservi con gli occhi, ma percepisci con tutto il tuo corpo: il profumo balsamico degli eucalipti o anche gli escrementi delle vacche, lo scorrere dell’acqua dei ruscelli, il vento fra i rami degli alberi o i silenzi assordanti. In certe ore del giorno tutto sembra fermarsi, non un fruscio, non un verso di uccello, le brume di prima mattina che avvolgono ogni cosa, il sapore indimenticabile del latte appena munto a colazione, il vento gradevole che rinfresca il sudore sulla pelle accaldata, la pioggia sulle braccia e sulle gambe nude. L’odore di stalla è pressoché una costante tra le Asturie e  in tutta la provincia di Lugo e  per buona parte della campagna galiziana.
E ti rimane addosso impregnandoti gli abiti.
Ma a me non dispiace, anzi.
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A un certo punto ci siamo trovate in un tratto di strada cosparso di escrementi di vacche e la mia compagna di viaggio mi ha ricordato che “quando si sta nella merda non se ne sente più nemmeno la puzza”…
Già, proprio così, spesso e volentieri, anche nella vita di tutti i giorni.
Hai tanto tempo per riflettere o meditare e ti si chiariscono le idee, vai sciogliendo dubbi, hai  delle intuizioni, si definiscono situazioni.
Anche se porti sempre comunque  dentro di te le persone care, sei sola con te stessa e non puoi certo rimandare l’appuntamento che hai con te, non hai le solite distrazioni, proprio non puoi farlo.
E poi il cuore, gli affetti, i sentimenti.
Ho incontrato persino l’amore negli sguardi e nelle parole accorate di un uomo anziano alla sua compagna carica di anni e di acciacchi che nonostante tutto faceva il cammino.
Lui indicava a lei i gradini dell’ingresso di  una casa per non farla inciampare e la portava per mano, lei a piccoli passi lo seguiva.
E hanno continuato insieme.
Mi sono commossa fino alle lacrime.
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Spesso ho pensato che una fede religiosa  sorregge nei momenti di inevitabile sconforto e incoraggia ad andare avanti nel cammino.
Ho pensato ai pellegrini di ieri e di oggi che con fede hanno affrontato e affrontano un simile viaggio e a cosa può significare per loro l’arrivo nella cattedrale dell’apostolo.
Per chi non è mosso da una simile fede, ma ne riconosce il valore e la rispetta, il cammino resta comunque un’esperienza fuori dal comune, che ti segna la vita, ti prende tutta.
È un’esperienza così forte e intensa che sembra si mescoli tutta e fai fatica anche a ripercorrerla.
Anche se forse è ancora troppo presto per raccontare, ho preferito fermare negli occhi e nel cuore questi giorni straordinari che di certo un po’ mi cambieranno la vita.
Buon cammino a tutti.

2 Risponde a Il mio cammino per Santiago.

  1. tullia 14 settembre 2015 a 13:53

    Brividi. Bellissimo.

    Rispondi
  2. bruna 13 settembre 2015 a 21:07

    bellissimo messaggio!

    Rispondi

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