So-stare a Bucciano

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[di Carmela D'Antonio] Bucciano è un piccolo paese della Valle Caudina, fino a ieri per me era solo un incrocio di strade. Oggi ho avuto l’occasione di so-starci grazie all’associazione culturale N’ATA STORIA, che da vent’anni si impegna a promuoverne il territorio, a valorizzarne il patrimonio, le persone, le grotte, la montagna.

I volontari ci hanno accolto all’ingresso del paese, quel bivio che solitamente ho attraversato con distrazione, senza soffermarmi ad osservare la specificità del luogo. Un posto che dopo quest’esperienza è diventato una narrazione fatta di sentieri, persone, sorrisi, racconti, esperienze, storia intrisa di valorizzazione del territorio, di segni che raccontano di Medio Evo e Longobardi, di natura e vivacità.
Un territorio fatto di persone e relazioni, di piccoli eroi che quotidianamente scelgono di non abbandonare il proprio paese ma di promuoverlo attraverso escursioni, teatro, giochi, eventi culturali e tutto quanto è possibile fare per migliorare le possibilità di fruizione dei quei posti speciali che il tempo ha conservato nella boscaglia della montagna.

Così ho conosciuto Giuseppe un pastore che percorre i sentieri del Taburno tutti i giorni con i suoi animali. Sicuro e orgoglioso della sua esperienza si incamminava tranquillo manco avesse un tom tom incorporato. IMG_1314

Giuseppe sembra il re della montagna, padrone degli spazi e del tempo, sapeva dirmi l’ora senza guardare l’orologio. Osservare questa persona immersa nella natura mi ha fatto pensare a quante competenze l’uomo ha rinunciato per delegarle alle macchine, a quanto si stia impoverendo affidando le proprie capacità al cosiddetto “progresso”.

A pensarci bene ho conosciuto diversi Giuseppe, ciascuno con una storia speciale fatta di amore e dedizione per il proprio territorio, piccoli partigiani di beni relazionali, custodi di frutti antichi, pionieri di sapere condiviso, assetati di bellezza.
Con loro e con tanti altri ancora ci siamo messi in cammino, siamo andati in cerca delle testimonianze impresse nella storia vissuta da quei luoghi, tra le foglie dei boschi quando la montagna era l’unico sostentamento per la popolazione locale.

Un cammino semplice ma pur sempre ricco di quel movimento che ti libera dal futile e ti accompagna all’essenziale.
Nella boscaglia si apre una suggestiva cavità naturale, un luogo di culto forse risalente al primo cristianesimo. Ancora arredata di iconografie sacre ( San Simeone e S. Michele Arcangelo, ecc. ) dipinte direttamente sulle pareti, alcune delle quali chiaramente risalenti al periodo Longobardo.IMG_1323
Fa uno strano effetto incontrare tanta bellezza nel bel mezzo di un bosco, una grotta che si offre al pubblico senza protezione specifica, che quotidianamente sembra essere il rifugio preferito di ovini e caprini.
Esplorare un nuovo percorso è un processo tra il dentro ed il fuori, tra il sé e l’altro, tra una via ed un bosco, tra un sentiero impervio ed un Cristo che ti accoglie nel bel mezzo di un monte così come una grotta, in cui i fedeli un tempo ed i soldati in guerra poi, si rifugiavano per ripararsi dalle intemperie della vita o per pregare.IMG_1384 (1)

Il nostro cammino ha trovato riposo nel santuario eretto sulla cima della collinetta testimone di miracoli, di feudatari, di vita religiosa e laica, di tempi e spazi di condivisione.
Oggi ho incontrato una comunità resiliente che non si addormenta al sole facendosi cullare da una disperata rassegnazione ma che cerca di fare cultura accrescendo la consapevolezza dell’importanza di un piccolo paesino, la sua storia e le sue risorse, trasformandolo in un luogo magico se si ci offre l’opportunità di poterci so-stare.

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