Il Re è nudo. Collusioni e cecità collettive contro l’anima del mondo

Riflessioni sparse, per psicologi e non, a margine dell’incontro con Serdar Degirmencioglu (5 gennaio 2017)

libro-rosso-jung[di Carmela Longo] Ho conosciuto Serdar in un convegno internazionale di Psicologia di Comunità, a Napoli, nel 2013. Mi colpirono la chiarezza e la estrema forza delle sue parole, le più nette in quel convegno. “Psicologi, chiedetevi se state lavorando per cose serie. Chiedetevi perché vi danno certi fondi di ricerca e non altri”. Mi domandai come mai le parole più forti fossero le sue. E ancora le leggo e le rileggo come un monito: “L’invasione dell’Iraq mi ha aiutato a riconoscere la compiacenza della psicologia. Quando ho appreso che durante l’invasione dell’Iraq venivano utilizzate le bombe al napalm, ho esaminato la storia del napalm ed ho imparato che la psicologia ha ignorato completamente le armi al napalm. Il mondo conosceva le sofferenze che queste armi provocano, ma gli psicologi non erano interessati a ciò”. (…) Gli psicologi devono prendere la pace sul serio per il bene della loro stessa professione e per il bene comune” (da un articolo di Serdar Degirmencioglu su Peace Reports, ottobre 2016)

La mente va da sola al qui ed ora.

Siamo in una società “sciacquettata”, obnubilati da una quotidianità che sembra “normale”. L’indignazione appare e scompare a tratti, in occasioni trucide o scivoloni politici dell’incapace di turno. Siamo dei passionari noi: andiamo a tutte le sfilate, ci piacciono molto quelle ambientali, e contemporaneamente strizziamo l’occhio al politico che è favorevole agli inceneritori o suggerisce non meglio definite “fritture di pesce”. Ma tant’è. Il tal dei tali può trovare i fondi per quella legge, può favorire quella  categoria, per cui, baldanzosi e lesti, rischiamo di svendere le cose in cui  crediamo. Perché ci crediamo.

Noi psicologi, in particolar modo, crediamo fermamente nelle buone relazioni, nella colleganza,  nella pace e soprattutto nei diritti.

Certo che ci crediamo.

Il gruppo Jung Italia su internet e su fb, debitamente da me sollecitato, con dettagliate motivazioni, circa un anno e mezzo fa a non servirsi più del circuito Amazon per la vendita dei libri, risponde con un ironico “Anzi, stiamo rafforzando la partnership”. I miei post al riguardo non vengono inseriti.

Voi tutti sapete delle condizioni disumane in cui si trovano i lavoratori di Amazon. Carl Gustav Jung ha mai detto “occupatevi solo dell’interiorità e lasciate perdere tutto il resto”? Certo che no.  Anzi, tra i suoi scritti troviamo queste chiarissime parole: “La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima.”

Possiamo coltivare meravigliose fantasie o teorie sulla nostra interiorità e non impegnarci per il degrado fisico e morale che è fuori di noi?

Sono discorsi che ci competono come psicologi tutti o competono solo alla psicologia di comunità? Riguardano anche gli psicologi che si occupano di psicoterapia individuale?

Si. Riguardano tutti gli psicologi, a prescindere dal ramo e dall’orientamento teorico nel quale poi si va ad operare.

A prescindere dal fatto che abbiamo una formazione sistemica o no, dobbiamo avere una visione sistemica e non parcellizzata.

Perché?

Perché non possiamo conoscere tutto dell’albero,  e poi non sapere nulla del bosco.

Per smetterla di scollegare le nostre scelte e le nostre azioni dall’impatto che tali scelte e tali azioni hanno sul mondo vicino a noi e lontano da noi.

Tocca dunque anche agli psicologi occuparsi di come questa economia violenta crei ingiustizie strutturali nel sistema, sia distruttrice di diritti umani, delle risorse ambientali, energetiche, biodiverse e degli equilibri climatici.

Tocca anche agli psicologi sensibilizzare a un diverso stile di vita che vada verso la sobrietà e la decrescita.

Tocca anche agli psicologi interrogarsi sulla necessità di modificare le politiche per l’alimentazione, implementando inoltre pratiche di rispetto per gli animali.

Tocca anche agli psicologi conoscere e osteggiare i trattati di libero scambio e di libero mercato. (Il libero mercato è come avere una libera volpe in un libero pollaio, dice l’economista Latouche).

Tocca anche agli psicologi sapere che nell’economia violenta che abbiamo creato, decisioni su opere ad alto impatto ambientale vengono spesso imposte ai popoli e alle comunità.

A casa nostra, nel fiorente Sannio, quanti di noi conoscono le lotte e l’impegno di un gruppo di persone contro l’eolico selvaggio? E dei gruppi e comitati contro gli inceneritori, contro le discariche, per l’acqua pubblica?

Se ci interessiamo anche di queste cose, siamo ancora psicologi o siamo attivisti? La questione così posta,  di lana caprina, ha del surreale.  Compete a tutti essere bravi cittadini, interessarsi del bene comune e lavorare per esso, anche, e ancor di più, se siamo psicologi.

Tocca pure agli psicologi sapere che per questo anno l’esborso complessivo per le armi in Italia viene stimato in 23 miliardi e 400 milioni, ossia 64 milioni di euro al giorno.

Scuola, sanità e welfare, le briciole.

Tocca pure agli psicologi sapere che a novembre 2016 a Benevento decine di attivisti del comitato campano di solidarietà con il Kurdistan hanno occupato a scopo dimostrativo l’azienda AgustaWestland, una società del gruppo Leonardo-Finmeccanica e quindi controllata del governo italiano che vende da anni gli elicotteri militari, i micidiali T129, alla Turchia.

E qui si pone, stridente, il problema delle BANCHE ARMATE, a cominciare da quelle dove noi abbiamo i nostri risparmi, a quelle che abbiamo come ordini professionali, a quelle tramite le quali gli studenti pagano le loro tasse universitarie, agli istituti bancari ai quali ci appoggiamo quando facciamo i convegni. A titolo esemplificativo, per es., al Convegno di settembre 2016 a Roma su “Trauma, Relazioni e Compassione”, la banca di riferimento figura tra le banche armate.

In quel convegno si parlò tantissimo di guerre.

Se ne parlò.

Società “sciacquettata”.

Ci sta bene che la Turchia faccia il buttafuori dell’Europa, chiudendo la rotta Turchia-Grecia. Questo piccolo “accorgimento” chiesto da Bruxelles alla Turchia di Erdogan, in cambio di ben 6 miliardi di euro (in due tranche da 3 miliardi) produrrà oltre 800 mila arrivi in meno (da Open Migration, dicembre 2016). L’assedio sarà meno veemente e noi potremmo dormire sogni tranquilli.

Tocca anche agli psicologi sapere che l’Italia ha la maglia nera in Europa per la condizione degli istituti carcerari. Sovraffollamento, detenuti in prevalenza stranieri e tossicodipendenti.

Tolleriamo anche che vi siano gli Istituti Penali per Minori. Siamo una società che non sa far altro che punire anziché prevenire e lavorare sulle proprie inadempienze.

Dei reati finanziari che non hanno in Italia la giusta pena, e che contribuiscono a creare violenza strutturale del sistema, di questi reati, gli psicologi sono tenuti a essere a conoscenza o no?

In Italia non esiste il reato di tortura, questo è il paese dove se un ragazzo muore pestato in carcere avrà grandi difficoltà a vedere condannati i colpevoli, è il paese dove se dici che la TAV si deve boicottare ti fanno un processo, è il paese dove se arriva il Primo ministro in una tranquilla cittadina di provincia come Benevento bisogna stare attenti a non uscirsene con la testa fracassata.

L’Italia è il paese dove la libertà di stampa è al 77° posto (RAPPORTO REPORTER SENZA FRONTIERE 2016): più in basso del Nicaragua, più giù della Moldavia e più ancora dell’Armenia.

Inoltre, tocca anche a noi conoscere che non tutto ciò che è volontariato è bello e buono, e non tutto ciò che è beneficenza è amabile? Quanti eventi di raccolta fondi vengono organizzati, anche da roboanti associazioni legate a lobby massoniche, e che non fanno altro che riproporre lo status quo e lo stesso meccanismo perverso che mantiene le disparità? Che valore ha un volontariato che organizza cene di beneficenza in pelliccia, e che non solleciti anche a cambiare lo stile di vita nella direzione di una maggiore sobrietà?

Tutto il degrado che è fuori nell’ambiente è anche dentro di noi, nella nostra anima collettiva. Il risveglio di una coscienza antica legata alla nostra terra è la condizione essenziale per un cambiamento reale per garantire la nostra salute e il futuro delle nuove generazioni”: questo il titolo di una conferenza che i colleghi psicologi di Carinaro hanno voluto scegliere come evento alla Settimana del Benessere Psicologico 2016. Quali parole più vere….

La psicologia non può essere il fine. Può e deve essere uno dei mezzi possibili per migliorare come umanità.

Il fine è che possiamo stare meglio tutti, che cessino le disuguaglianze e la violenza strutturale, il depredamento di risorse, lo stupro della Terra,  la crudeltà verso umani e animali.

Il fine è che possiamo avviarci verso un salto di qualità epocale.

E dunque, non è più ben chiaro di quale assedio stiamo parlando, se, come dice Serdar, è proprio la mente che può essere sotto assedio.

La mente, le azioni, le intenzioni. La vista.

Nella fiaba danese “I vestiti nuovi dell’imperatore”, il re, stolto e vanesio, sfila tra la folla con addosso nulla, dopo essersi convinto di avere, altresì, un bellissimo abito cangiante, così come gli era stato detto dai suoi sarti. Nessuno ha il coraggio di rilevare la completa nudità di quel sovrano ignorante, per cui tutti lo omaggiano e lo compiacciono, tessendo le lodi di un abito che non c’è. Il teatrino ipocrita è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida, solo, in mezzo alla massa adulante, “Ma il Re è nudo!”.

Ricordiamoci queste parole e agiamo di conseguenza.

Il Re è nudo.

 

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>