I dieci film della mia vita. Renzo Vittur, viaggiatore dei Sud (bmagazine giugno ’09)

Il mio primo film, “Francis il mulo parlante” (1956) è sconosciuto a molti perché era parte di una serie comica ad uso interno di avventure di un intelligente mulo dell’esercito americano.Più noto è il film “Red River” (1948) della serie western che, in America, chiamano “YEEHA!” dal tipico richiamo dei cow-boy, che, negli anni ’50, ci fecero sognare di essere su un carro che passa un fiume “rosso” contro gli indiani, ovviamente cattivi, che vanno uccisi senza pensare al politically correct. Le frontiere di Trieste con la  repubblica Iugoslava si aprono e Zagreb film, gloriosa società croata, si fa conoscere con i suoi film straordinari di animazione ma anche ci fa vedere, per la prima volta, le miserie e i crimini del socialismo reale, in “LISICE” (1970). Nei primi anni ‘60, appare  François Truffaut che, nel ’62, con il film “Jules e Jim” ci sorprende: Jules, tedesco, e Jim, francese, sono virilmente amici, fanno la boxe insieme, combattono in due eserciti diversi e amano la stessa donna, ma restano amici. Per noi giovani provinciali italiani, una rivoluzione dolce e sottile. Sembra incredibile, ma sono tutti del ’60: la Dolce vita di Fellini, Rocco e i suoi fratelli di Visconti, e Fino all’ultimo respiro di Jean Luc Godard. Tre film considerati oggi classici assoluti della storia del cinema, tra i quali la mia preferenza va a “Fino all’ultimo respiro”, storia moderna di un piccolo delinquente che va nella vita senza saper dove, con la faccia di Jean Paul Belmondo, girato con budget ridotto e mezzi tecnici minimi che garantivano libertà espressiva assoluta dai produttori. Film geniale con finale indimenticabile. Ultimi tre film: “Il Dittatore dello stato di Bananas” di Woody Allen (1971), debutto del regista che faceva star male dal ridere i cinefili più seri di Trieste. Una serie di gag di pura follia giovanile non ancora minata dalle nevrosi successive. Molto intenso il Decalogo (1988) di Krzysztof Kieslowski, in 10 episodi, per la televisione polacca di cui Stanley Kubric ha detto “non riesci a renderti coscientemente conto delle idee che si materializzano nella mente fino a che queste non hanno raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore“. Infine, ragionando sui motivi dell’attuale crisi partita dalla finanza USA, “Wall Street” (1987) di Oliver Stone che, tramite il protagonista Gekko, ci spara frasi che oggi appaiono profetiche, tra cui voglio ricordarne una “Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy? E’ il libero mercato”.

Renzo Vittur

Ho svolto tutta la mia carriera scolastica ed universitaria a Trieste.Ritenendo, per supponenza giovanile,Trieste una città troppo provinciale rispetto alle mie aspettative, nel 1967, mi trasferii a Milano, specializzandomi nella progettazione ambientale e gestione delle acque, temi di cui ancora oggi sono appassionato. Nel 1992, mi sono trasferito da Milano a Benevento e, fino al 2006, sono stato l’AD di Beneventana Servizi e, poi, di Gesesa. Abito in campagna, amo cavalli e cani; sono iscritto militante del CAI e simpatizzante buddista. Sono qui perché sono un viaggiatore che ama più il sud del mondo e gli spazi ampi e poco antropizzati.

Una risposta a I dieci film della mia vita. Renzo Vittur, viaggiatore dei Sud (bmagazine giugno ’09)

  1. robert fogelberg 15 gennaio 2014 a 12:57

    Un articolo molto ben fatto. Piccola curiosità: il film Francis, il mulo parlante, è quello dove appare Clint Eastwood.
    robert fogelberg roat

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