“Il mulino dei matti”. 15,16,17 giugno 2010, “Tutti pazzi per il teatro”, Solot al Mulino Pacifico

Mulino Pacifico: martedì 15 – mercoledì  16 – giovedì 17 giugno ore 19,00 e 21,00

Necessaria la prenotazione allo 0824 47037 perché lo spettacolo è a numero chiuso (massimo 20 spettatori).  Scheda dello spettacolo

 

“Il Mulino dei Matti” realizzazione dagli Allievi della Scuola Teatro Solot. Regia di Michelangelo Fetto. 

L’ultimo spettacolo della rassegna “teatro della diversità” organizzata dal Centro di salute Mentale di Puglianello diretto dal dottore Maurizio Volpe è quello della compagnia SOLOT che fa capo a Tonino Intorcia e Michelangelo Fetto, conosciuta a Benevento: sia per gli spettacoli che ha messo in scena, sia per le rassegne teatrali che organizza, sia per il suo impegno nel sociale dimostrato in diverse occasioni realizzando anche spettacoli con i detenuti nel carcere di Benevento.

Con questo spirito di partecipazione civile e solidarietà sociale, dunque, la Scuola Teatro della Solot ha aderito alla “Rassegna teatro della diversità” perché, come dichiarato dal regista Michelangelo Fetto: “Troviamo di fondamentale importanza far conoscere le tematiche della salute mentale ai  nostri giovani allievi ed esprimere un’opinione attraverso quel meraviglioso atto di libertà che è uno spettacolo teatrale”.

Come evidenzia il titolo “Il Mulino dei Matti” lo spettacolo si tiene al Mulino Pacifico: riservato solo a una ventina di spettatori per volta – indispensabile, perciò la prenotazione, – vedrà il pubblico e gli attori muoversi insieme e confondersi in uno spazio scenico allargato sia all’interno che all’esterno del Mulino Pacifico.

E lo spettacolo, come si legge nelle note di regia: “Racconta di come un giorno un medico coraggioso fece capire al paese intero che la malattia mentale era curabile e che il sistema sanitario in merito aveva adottato una metodologia completamente sbagliata. Fino ad allora la cura riservata ai cosiddetti malati di mente era qualcosa che poco differiva dal sistema carcerario italiano e che comunque portava allo stesso risultato: la morte civile. Il sistema supportato dalla comunità scientifica nazionale trovava più semplice considerare il malato un individuo da sedare, trattare con l’elettroshock, all’occorrenza malmenare ed isolare dal resto della società civile perché inadatto a farne parte, addirittura pericoloso.

Nacque dunque la legge 180 il cui spirito era quello di porsi in ascolto del malato, recuperare il rapporto con le famiglie, tirar fuori il male oscuro attraverso pratiche inusuali come per esempio quelle artistiche: teatro, pittura, musica. I risultati ? Eccezionali e per due ordini di motivi: il primo consiste nell’enorme numero di esseri viventi strappati all’oblio e recuperati ad un’esistenza vera (sono migliaia le testimonianze), il secondo sta nella chiusura dei lager (manicomi) che si distinguevano dai campi di sterminio solo per l’assenza delle camere a gas…  perché per il resto, e cioè per la sporcizia, i modi di trattamento, l’esiguità e la pessima qualità  del vitto, la pratica della tortura (malati legati al letto per mesi interi a dimenarsi nelle proprie feci e martoriati dalle piaghe da decubito), per i comportamenti dei carcerieri (medici ed infermieri), era veramente difficile notare le differenze.

Ed oggi? La cronaca di tutti i giorni ci dice che, fra le altre, anche la legge 180 non è granché rispettata ed i manicomi  esistono ancora ……. Una cortina di silenzio è l’ultima cosa che serve in casi come questi, in una situazione sociale che a causa del moltiplicarsi delle nevrosi imposte dalla modernità vede il moltiplicarsi dei disturbi di mente magari in forme anche più subdole del passato. Pensate ad esempio alle vittime della depressione che insorge nei milioni di persone che ogni anno restano senza lavoro : pensate che in molti casi la depressione è solo il prologo di una grave atto (estremo) come il suicidio.

Perciò, sottolineando quale meraviglioso atto di libertà è uno spettacolo teatrale, ci piace concludere citando quel grande artista che fu Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero. Non è neanche avere un’opinione. La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione””

Associazione la “Rete sociale onlus” 

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