Emozioni intenzionali e trasformazione

Emozioni intenzionali e trasformazione
di Alessio Masone - 2 agosto 2010

Come sottolineato da Schopenhauer (Metafisica dell’amore sessuale), dietro gli egoismi e le intemperanze passionali, si celano gli interessi della specie.

L’innamoramento durerebbe circa 18 mesi: il tempo necessario alla fecondazione della donna e allo svezzamento del cucciolo d’uomo. Poi, in una società primordiale in cui l’unico mezzo di comunicazione e di evoluzione era la trasmissione del DNA, il maschio dovrebbe portare, quanto prima, le sue attenzioni ad altre femmine.

Ma, quando la comunità umana si evolve, diventa necessaria, per tutelare l’ordine sociale, l’istituzione del matrimonio. Agganciare due individui in un percorso egoistico a favore dell’unità familiare, significa la sopravvivenza della società (il clan, la tribù, la stirpe), se si consente alla coppia di sopravvivere all’esaurirsi dell’innamoramento biologico.

Ogni cultura del mondo, per tutelarsi, conosce il rito del matrimonio: ma, per creare coesione in un gruppo, produce esclusione verso l’esterno. In pratica, come avviene per le tifoserie del calcio, aggregando le persone di una fazione grazie alla squadra cittadina, implicitamente crea ostilità nei confronti delle altre tifoserie.

A questo punto, è plausibile che l’individuo, soprattutto se ha esaurito le motivazioni per tutelare il suo obiettivo di coppia (ad esempio, i figli sono cresciuti, la casa dei suoi sogni è completa), voglia tornare ad assaporare l’emozione che consente di essere in comunione  con l’assoluto, come prima di nascere: essere senza orgoglio, senza barriere con quell’estraneo che, grazie al flusso della biologia, si fenomenizza comodamente in una persona dell’altro sesso.

Peccato che, una volta esaurita l’emozione biologica (quella dei 18 mesi), si torni al punto di partenza: cercare nevroticamente nuovi partner o consolidare la relazione tornando ad operare esclusione verso l’esterno della coppia?

Qualcuno, stanco di essere usato, decide di tirarsi fuori da questo gioco che è umiliante per una libera volontà dell’uomo. Ma, si è sicuri di essere cmq capaci di volontà personale, nel resto della vita, se non si è risolti in quella affettiva?

D’altra parte, possiamo osservare che, parallelamente al percorso evolutivo della biologia (a favore della specie), è presente il mirabile percorso culturale dell’uomo che tende a mitigare le ingiustizie della biologia che avvengono a danno dei singoli individui e a favore della specie.

Ebbene, se la biologia usa l’incontro con l’altro per una trasformazione biologica (i figli e l’evoluzione biologica, in genere), i processi culturali dovrebbero usare l’incontro con l’altro per una trasformazione interiore capace di giustizia individuale e universale (amore intenzionale).

Utilizzare l’emozionalità presente in natura, per contrastare l’ingiustizia biologica, è un percorso superiore a quello di coppia.
Insomma, usare consapevolmente le emozioni, nell’amicizia e nell’amore, significa realizzare emozioni intenzionali che scavalcano la biologia e il ruolo delle parti.

Se il mondo non è cambiato solo biologicamente, ma anche in termini di giustizia, è merito di quei fortunati che hanno usato impropriamente le spinte biologiche: il preferire amicizie e amori, che servono a un ideale, a un progetto superiore a quello di branco e di coppia, è un ribellarsi alla biologia e alle sue ingiustizie.

Quei fortunati sorridono quando i loro simili godono e soffrono per quelle passioni amorose e amicali che, figlie del tempo, non appartengono a loro: quegli individui sono solo i veicoli temporanei di una volontà generale biologica.

Se abbiamo avuto l’opportunità di nascere, è nostro dovere esercitare la volontà personale per trasformare il mondo e non per subirlo.
Il mondo altro, quello assoluto, esiste solo se sognato e quindi trasformando quello relativo: il mondo relativo è strumentale all’esistenza del mondo assoluto. La sofferenza e l’ingiustizia, che subiamo, hanno senso di esistere se servono a sognare un altro mondo.

Quando frequentiamo gli altri individui, noi diventiamo i loro sogni e quegli individui diventano i nostri sogni.

Con le emozioni intenzionali e non con le emozioni biologiche, trasformiamo il mondo, senza rivoluzioni, ma semplicemente scegliendo quali sogni frequentare.

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