Reportage dalla Fiera nazionale della piccola e media editoria

                                                                         di Stefania Iannella

Nel corso di questa decima edizione di “Più libri più liberi”, mi è parso rilevare due principali fili conduttori delle conferenze e dei temi affrontati: la crisi e l’e-book.

Neanche questa fiera, infatti, nonostante sia – a quanto pare – l’unica al mondo a riunire esclusivamente piccoli e medi editori, rischia di sopravvivere ai tagli: i finanziamenti per l’edizione di quest’anno sono stati notevolmente ridotti e forse non sarà più possibile far fronte alle spese della fiera per gli anni a venire.

La crisi di cui si parla non è, comunque, soltanto quella economica, ma una crisi ancor più terribile, che arriva a inaridire anche la sfera culturale, distruggendo il valore stesso della cultura e, nella specificità, della lettura, non praticata da gran parte degli italiani. La cultura è ormai accantonata, tagliata fuori; oggetto di speculazioni di ogni tipo. A quest’ultimo proposito, l’8 dicembre, la casa editrice Zero91 ha organizzato una discussione dal titolo: “No Editoria a Pagamento. Dal romanzo nel cassetto alla speculazione sulla scrittura”.

Lo stesso giorno, sul palco del “Caffè letterario”, il regista Peter Probst, intervenendo a proposito del festival letterario di Gavoi, si è posto la seguente domanda: “In questo mondo globalizzato ci sono soluzioni che vengono dalle province?”. Alla quale ha risposto di aver trovato una “strategia di sopravvivenza” nell’ospitalità.

Il caso ha voluto che sullo stesso palco, il giorno seguente, fosse presentata un’altra “strategia di sopravvivenza” messa in atto dalla provincia, più precisamente da  venticinque case editrici pugliesi: la condivisione. Gino Dato sottolinea la necessità che la condivisione si contrapponga  alla competizione e alle eventuali egemonie: “nella nostra orchestra ci sono tanti solisti, ma proviamo a far sentire una musica collettiva”. E’ stato così che dei piccoli editori tagliati fuori dalla distribuzione si sono uniti nell’Associazione Pugliese Editori, con la prospettiva di costituire anche un “Parco letterario – editoriale”, “affinché il territorio pugliese non venga promosso soltanto dai prodotti enogastronomici, ma anche attraverso i libri”, come afferma Lucetta Paschetta.

L’assessore Silvia Godelli, in tono incisivo esclama: “Sono venuta a far scandalo! La cultura in Italia è svalutata, disprezzata, il libro è diventato obsoleto! La lettura ha bisogno di una forte valorizzazione nelle scuole, visto che il pattume televisivo non si occupa affatto di promuovere la lettura, al contrario!”

Qualche ora dopo, in Sala Ametista, Antonella Agnoli propone appunto degli interventi per la promozione della lettura da parte delle biblioteche e dei bibliotecari. Sarebbe importante, ad esempio: offrire orari di apertura che non coincidano con gli orari d’ufficio, per permettere ai lavoratori di accedere alla biblioteca anche di sabato e di domenica pomeriggio; dedicare più tempo ai lettori, invece che alla catalogazione, per guidarli in scelte più mirate dei libri, affinché non si riducano soltanto ai soliti libri alla moda; organizzare eventi culturali per incentivare un maggior numero di persone a frequentare le biblioteche (nonostante la presa dell’e-book) rese in tal modo veri centri di cultura. Allo stesso tempo, A. Andreozzi e Madel Crasta evidenziano il bisogno di “fare squadra” tra le biblioteche e gli istituti culturali.

 Quanto al destino dell’editoria vi sono pareri discordanti tra chi considera l’e-book una minaccia e chi invece un’opportunità per il mercato editoriale.

“La forma del libro che non c’è” è stata una delle conferenze cariche di molto ottimismo a riguardo. A. Furlan, D. Singer, S. Moretti, D. Moretti e C. Valeri Caldesi vedono di buon occhio la notizia pubblicata su Techcruch.com che annuncia la fine dei libri e la progettazione da parte dell’Ikea di nuovi tipi di librerie per adeguarsi al cambiamento: “The End of Books: Ikea Is Changing Shelves to Reflect Changing Demand”.

Antonio Monaco, invece, nel suo intervento “Editori: ieri, oggi e domani?”, traccia un quadro completo della piccola e media editoria italiana, dal 1975 ad oggi, ponendo un interrogativo sul suo declino… Oltre ai noti problemi di gratuità, di pirateria, di concorrenzialità, diventa problematica anche la figura dell’editore: “L’editore è messo in discussione sia dal basso – i lettori e gli autori non danno più per scontato gli editori -, sia dall’alto, questi operatori globali (Amazon, Google, etc.) invadono delle aree che erano di esclusivo appannaggio del mondo editoriale”. Sebbene “gli operatori globali invadono per prima il campo dei grandi editori” e gruppi editoriali (Mondadori, RCS, GeMS, Giunti e Feltrinelli), “l’accordo tra Google e Feltrinelli rappresenta un’alleanza pericolosa dal punto di vista dei piccoli e medi editori”.

L’improbabilità di grandi svolte è data dai dati sull’ampiezza (dal 1985 al 2010 siamo passati dal 36% al 47%) e l’intensità (dal 4% al 7%) della lettura in Italia, ancora troppo “modesti per progettualità significative, nel migliore dei casi la situazione continuerà così.” Antonio Monaco ritiene inoltre alquanto improbabile la possibilità di efficaci interventi politici per incentivare la lettura.

Per finire, l’ultima conferenza di domenica ha voluto concludere con ottimismo sulla prospettiva dell’e-book e parlare di “Laboratori per l’editoria a confronto: come si scrive un romanzo e come si realizza un e-book” in quanto entrambi utili: “l’uno non esclude l’altro” (Maria Ida Gaeta). Resta, però, un po’ di scetticismo da parte di Paolo Restuccia che, oltre al problema della conseguente riduzione dei guadagni  per gli editori e per gli autori, aggiunge: “tra la musica dell’MP3 o del 45 giri non c’è differenza, ma tra l’iPad e il libro sì”.

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