Reti di specificità contro il familismo quotidiano

Cambiamento dal basso e inclusione

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[di Alessio Masone] Percepirsi nel quotidiano, come un’unica rete territoriale in cui ogni individuo, nella sua irriducibilità, è portatore di una specificità, consente che ognuno sia riconosciuto come una risorsa per l’altro da includere e non come un concorrente da escludere.
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Questo significa abolire già nel nostro quotidiano quel familismo con cui interagiamo con l’altro, quando, invece di riconoscergli una specificità, lo valutiamo benevolmente o ostilmente, in base all’eventuale rapporto affettivo e di seduzione che ha con noi.
Con le persone, che ci sono amiche o che ci seducono con la gentilezza e con il carisma, noi siamo più accondiscendenti. Al contrario, a quelle che non ci seducono opponiamo esclusione e pregiudizio.
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Quando necessitiamo di una specificità di cui non disponiamo personalmente, tendiamo a rivolgerci alla persona che ci è più vicina affettivamente e non a quella più portatrice di quella specificità.
Insomma, le emozioni affettive, spesso, diventano condizionanti, escludenti dello sconosciuto, del diverso: sono le basi per un familismo che prolifera già nel quotidiano dei rapporti umani, del lavoro, dell’associazionismo. In quante occasioni decidiamo di fruire di un’iniziativa in base al pregiudizio che nutriamo per i protagonisti/organizzatori e non in base a quanto il contenuto dell’evento si intrecci con la specificità di cui è portatore naturale il nostro percorso personale?
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Ogni individuo è titolare di un percorso portatore di una specificità da dare al confronto del mondo e da tutelare come bene comune: gli amici, i parenti, ma anche la “familiarità” delle abitudini collettive, delle mode e dei personaggi noti, tendono a sedurre l’individuo tirandolo fuori dal suo percorso personale per omologarlo a un non percorso che schiaccia ogni diversità attitudinale utile a quella contaminazione necessaria al cambiamento e a quella coesione capace di benessere personale e collettivo.
Se vogliamo che il familismo non permei la gestione della cosa pubblica, dobbiamo, noi cittadini, per primi, evitare di utilizzarlo nel nostro quotidiano.
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E’ questo il cambiamento dal basso: evitando di delegare il cambiamento agli altri, se io cambio nella pratica giornaliera, quelle persone che rappresentano la classe dirigente o anche la classe criminale, in quanto anch’essi, nel quotidiano, sono cittadini, consumatori, fruitori, condividendo le mie stesse emozioni quotidiane, naturalmente porteranno il cambiamento nell’amministrazione pubblica e aziendale.
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Per ottenere questo cambiamento, quindi, è necessario un approccio responsabile ed esperienziale alle emozioni quotidiane: spostandosi da una fruizione estetica delle emozioni (utilizzandole così come le abbiamo ereditate), che non porta cambiamento nel mondo, a un’azione etica delle emozioni, in quanto capace di dirigerle e di agirle in funzione di una giustizia e di un cambiamento personale e universale.

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