Una Festa del lavoratore a pedaggio zero?

Per un Primo Maggio che non arricchisca i capitalisti.

[di Alessio Masone] Se vogliamo dare una svolta alla crisi economica, dobbiamo ammettere che c’è differenza fra l’emozione e l’azione che ne consegue.
Analizziamo la ricaduta, in termini di azione, del concerto del Primo maggio, simbolo della Festa dei lavoratori di oggi.
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E’ un evento centralizzato: i giovani (non i lavoratori che spesso non possono permetterselo) per raggrupparsi in piazza San Giovanni, raggiungendo Roma da tutta Italia, hanno utilizzato i mezzi di trasporto, quindi hanno consumato petrolio, spostando risorse dal cittadino comune alle grandi multinazionali, quelle che stanno impoverendo i territori per rendere i milionari nel mondo sempre più numerosi e più ricchi.
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E’ un evento di grandi dimensioni: per realizzarsi necessita di grandi aziende di capitali e ai lavoratori coinvolti restano solo le briciole.

E’ un evento massmediatico: porta soldi agli sponsor televisivi e ai loro testimonial famosi e già ricchi, attori e sportivi.

Insomma, credendo di promuovere una giustizia sociale con questa festa, stiamo pagando un pedaggio alle grandi società che ci stanno impoverendo.
Non potremmo realizzare almeno in questa occasione, per rispetto del lavoratore, ormai disoccupato, una festa senza pagare pedaggio ai capitalisti?

Non sarebbe opportuno che la Festa del Primo Maggio realizzi giustizia almeno per un giorno, consentendo che ognuno, da casa propria, senza spreco di carburante (delle multinazionali), festeggiando con il vicino di casa, possa evitare le tv, i grandi nomi dello spettacolo e dello sport?

Questa festa potrebbe essere un primo passo verso la consapevolezza che possiamo preferire, tutti i giorni, consumi e stili di vita che non ci obbligano a pagare pedaggio alle grandi aziende che impoveriscono i territori e il cittadino comune.

Potremmo chiamarla, visti i tempi, la Festa del lavoro a pedaggio zero.

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