Il web è veramente portatore di democrazia e modernità?

Costi occulti della navigazione sovraterritoriale.

Web-Marketing

[di Alessio Masone] Si è sempre parlato del web come la grande rivoluzione dell’informazione democratica. Ma è davvero così?

Analizziamo alcuni casi. Quando si vuole individuare sui motori di ricerca un argomento presente sia sul vostro blog che sui grandi siti nazionali o internazionali, il vostro link verrà elencato nelle ultime pagine della ricerca.

Nel caso del web vale la regola dei sistemi di scala e del verticismo: il sito più visitato, quindi, sarà quello dotato di più investimento economico e pubblicitario. I siti nazionali e quelli internazionali, essendo destinati a una platea geografica molto ampia, sono più cliccati dei siti locali: visto che i motori di ricerca elencano i siti in funzione del numero di visite, ne consegue che i siti locali e quelli con minori investimenti economici risultano meno visibili sul web.

Non conta che voi vogliate comunicare solo ai vostri concittadini o solo a chi, da fuori, è interessato al vostro territorio: chi, dalla vostra città o da qualsiasi parte nel mondo, cercherà un ristorante del vostro territorio, troverà nei motori di ricerca vari siti web che, sebbene non siano del vostro territorio, vengono molte pagine prima dell’articolo di un autore locale sullo stesso argomento.

Quindi, anche sul web esiste una gerarchia che non si basa sul criterio della democratica territorialità ma sull’arcaica legge del più forte, in questo caso, del più visibile. Quindi, il web, come la televisione, non consente un’autodeterminazione dell’individuo e del suo territorio.

I grandi siti web, quindi con maggiore potere d’investimento, diventano oligopolisti (spesso monopolisti) nei confronti degli inserzionisti commerciali come gli albergatori. Un portale internazionale del web, utile a individuare gli alberghi da prenotare, appare democratico e gratuito per gli utenti consultatori, ma pretende dagli albergatori del territorio una “provvigione/tangente” pari al 10/15% del prenotato, se vogliono essere inclusi nella visibilità del portale. In questo modo, i territori si svuotano di redditi, contribuendo alla crisi economica che colpisce il cittadino medio. Non sarebbe davvero democratico ed esente da omologazione, se, da qualunque parte del mondo vogliamo informarci su un territorio, venga agevolata la consultazione di siti web nati da quel territorio?

Il web è quindi come un centro commerciale: quando lo si approccia come consumatore, il cittadino si percepisce in un luogo democratico dalle numerose opportunità di scelta e di risparmio. Invece, nella veste di piccolo produttore locale o di negoziante indipendente di quartiere, il cittadino si rende conto che il web, come il centro commerciale, è un luogo di ingiustizia e di esclusione, tra le cause principali della crisi economica che porta via dai territori identità e redditi.

Quando si è utenti del web si ha la suggestione di detenere un potere illimitato, ma poi provate a essere autori nel web: scomparirete senza alcun diritto di replica, visto che i vostri concittadini, in buona parte semplici fruitori, non percepiscono questa prevaricazione escludente e, in massa, restano devoti al web per quanta democrazia credono di avvertire.

Questa illusoria percezione di democrazia web è agevolata dalla diffusione dei social network che aziende sovraterritoriali (spesso, multinazionali quotate in borsa e abili nel web marketing), ai cittadini dei territori, si propongono a costo monetario zero, sebbene carichi di costi occulti: ebbene, quel servizio gratuito configura una micro tangente quotidiana che i navigatori del web accettano per dimenticare il loro ruolo di cittadini liberi, in quanto membri di una comunità territoriale.

Alessio Masone

Una risposta a Il web è veramente portatore di democrazia e modernità?

  1. Francesco De Ciampis 21 novembre 2013 a 18:38

    Caro Alessio, quello che scrivi è vero solo in parte. Indubbiamente spesso le ricerche portano a risultati “poco territoriali” e frutto di investimenti da parte di operatori, ma questi sono anche la conseguenza della poca conoscenza delle tecnologie che “muovono” il web. Curiosamente nell’immagine che hai inserito compare una di quelle paroline magiche che definiscono le strategie di posizionamento nelle ricerche: SEO, ovvero Search Engine Optimization. Posso assicurarti che buone competenze in quest’ambito possono fare la differenza, anche senza fare investimenti. Ciò non toglie che il web, come altri ambiti della nostra esistenza, sia un frainteso luogo di democrazia. Questa non c’è “in automatico”, ma nemmeno manca del tutto. Siamo noi fruitori che la mettiamo e la togliamo, come altrove, in conseguenza dei nostri approcci, delle nostre scelte. C’è chi con uno smartphone non solo ci fa di tutto, ma aumenta la sua efficienza, condensando tutto quello che gli serve in un unico strumento. Poi c’è chi fa fatica a rispondere ad una semplice telefonata… Il primo ne parlerà benissimo, il secondo lo maledirà. Il punto non è “demonizzare” la tecnologia (cosa proponi come soluzione al “male” descritto nel tuo articolo, l’eliminazione del web?!?), ma imparare a gestirla, ad usarla per crescere e fare crescere le persone. In questo il nostro ruolo non deve essere di puntare il dito sull’untore, ma di capire come agire per evitare sia la diffusione di un’epidemia che l’inutile messa sotto accusa di un capro espiatorio, che oltretutto ci allontana dalla reale soluzione dei nostri problemi.

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