Un “libraio etico” deve essere coautore del libri che vende o deve esserne lettore?

Una risposta ai "lettori estetici" affinché diventino "lettori indipendenti" dal sistema.

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[di Alessio Masone] Molti criticano il mio non leggere libri da tempo: in verità, da quando siamo alle prese con la crisi economica, non vado neanche a cinema, non leggo riviste, non faccio passeggiate ed escursioni… e rinuncio a tutto quello che i più fortunati possono ancora permettersi di fare.

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Un giorno, in banca, la cassiera si era scusata per la fila davanti al suo sportello: ma io le risposi, con serenità, che quell’attesa mi regalava un raro momento in cui non ero tenuto ad essere produttivo di un qualcosa.
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Infatti, negli ultimi anni, non resta mai tempo per me dopo gli impegni per la libreria e le attività associative (GASb Arcobaleno, Art’Empori.it, CeneBaratto, SoldoCorto, Giornate P’Artigianali, Distretto di EcoVicinanza, Festival del Lettore Indipendente…).
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Anche le rare uscite, dopo aver chiuso la libreria, solitamente tra le 22.00 e le 23.00, le finalizzo a rapporti costruttivi con le persone e con le associazioni che solcano, come me, il percorso del cambiamento dal basso. Raramente, esco con le persone per il solo piacere dell’amicizia, visto che la cosa mi rende più simile al mafioso che al libraio e all’attivista.
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Ebbene, questa mia ansia di concentrare azioni ed emozioni in un determinato e responsabile percorso, con tutti i limiti e le rinunce conseguenti, consente di immedesimarmi negli autori del mondo che mi circondano in libreria: scrittori, artisti, registi, pensatori e scienziati, per riuscire nel loro intento, a quanta vita da individualista hanno rinunciato?
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L’autore di un capolavoro, per quanti sabati, non è uscito a cena per perseguire il suo obiettivo?
Quindi, un “libraio etico ed indipendente”, che combatte per una giustizia sociale (nel mio caso, l’economia solidale e l’arte inclusiva), essendo coerente con il contenuto dei capolavori che veicola nella sua libreria, ne diventa coautore.
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Anche un “lettore etico ed indipendente”, che sia coautore del libro che legge, dovrebbe essere capace di portare coerentemente le emozioni di giustizia (scaturite dal romanzo) nella propria vita quotidiana, rendendo reale lo sforzo dell’autore: i lettori, che mi criticano, trascorrono il sabato sera e la domenica con gli amici (escludendo gli altri) o all’interno di un percorso (inclusivo degli altri) di resistenza a quella crisi economica e sociale in corso che porta ingiustizia sotto casa e nel mondo?
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Quanti “lettori estetici”, nell’ansia di leggere più romanzi possibili, acquistano online libri ed ebook rendendosi complici, fuori dal romanzo, nella vita reale, dell’ingiustizia sociale per cui appunto era nato quel libro?

 

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